In gravidanza e dopo il parto aumentano i rischi di trombosi, una patologia seria ma che è possibile curare, a patto che se ne riconoscano i sintomi. Conoscenza del rischio e attenzione alle sue manifestazioni sono le armi a disposizione della donna per non correre pericoli. Sono davvero semplici le regole che consentono di prevenire la trombosi durante la
gestazione. Ne parliamo con i professionisti di Humanitas. In gravidanza il rischio di trombosi è maggiore?Nella popolazione femminile generale la prevalenza annuale della trombosi è di un caso su 1000. In gravidanza questo rischio è moltiplicato per 4. Nel periodo dopo il parto, il rischio presente in gravidanza viene moltiplicato per 10. Questo significa che nei 40 giorni dopo il parto il rischio di incorrere in manifestazioni da trombosi aumenta di 40 volte
rispetto a una situazione di non gravidanza. Questi dati non devono allarmare, ma far capire quanto sia importante un’adeguata conoscenza del rischio trombosi, perché in questo caso è quanto mai vero il detto prevenire è meglio che curare. Ha senso parlare di prevenzione?Di fronte a un rischio tanto elevato è importante informare e sensibilizzare le donne, perché sappiano che il momento della gravidanza è delicato dal punto di vista del rischio trombosi. Non vanno assolutamente trascurati sintomi quali crampi molto forti e gonfiore
che interessa una sola gamba. Queste manifestazioni sono facilmente distinguibili dal normale senso di pesantezza alle gambe, più o meno accentuato, che colpisce le donne in attesa. Altri sintomi che devono spingere la donna a consultare immediatamente il medico sono un mal di testa molto forte o l’improvvisa perdita della vista o della parola o della forza in una metà del corpo per alcuni secondi. Sul rischio di trombosi legato alla gravidanza esistono progetti di informazione?L’Associazione per la Lotta alla Trombosi ha ideato e avviato nella città di Cremona, con il supporto della Regione Lombardia, un progetto di informazione sul rischio di trombosi in gravidanza. Si tratta di una campagna informativa rivolta non solo ai medici di famiglia, ai ginecologi e alle ostetriche (attraverso corsi di formazione), ma che si prefigge lo scopo di raggiungere anche le donne, tramite la pubblicazione di un opuscolo informativo disponibile nei consultori, che verrà tradotto anche in francese e in arabo o in albanese. A cura di Elena Villa |