Morale della favola la noce e il campanile

Morale della favola la noce e il campanile


  • Morale della favola la noce e il campanile
     Il filo di Sofia
  • MITI - LEGGENDE - FAVOLE

Morale della favola la noce e il campanile

Morale della favola la noce e il campanile

La favola

La favola, senza investimenti in effetti speciali � solo fantasia, quella pura. E piccoli universi prendono forma e li governano leggi strane, diverse dalle nostre, alle quali guardare con simpatia.
I bambini sono i comuni depositari dei sogni che creano le favole, ma gli adulti che sognano e si sorprendono ancora ne godono come i bambini.
Non ci vogliono soldi o abracadabra per parlare con fate e streghe perch� scopri che sono gi� dentro di noi, dietro fantasmi e animali parlanti, principi e principesse, capelli color luna, draghi e uccelli fantastici.
Ritrovi paure e speranze comuni a tutti di tutti i giorni. Ecco il significato della fiaba, uno strumento per leggere e affrontare la realt�, non per fuggirla.

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Morale della favola la noce e il campanile

Mando una favola di Leonardo da Vinci "LA FENICE"

Volando tra il deserto ed il mare, la fenice scorse in lontananza il fuoco di un bivacco. Allora cap� che il tempo della grande prova era giunto.
Doveva aver fiducia ed abbandonarsi tranquilla al suo destino.
Si libr� solenne nell'aria, ad ali ferme e tese, poi, con larghe ruote, incominci� a discendere.
Era pi� grande di tutte le aquile, e pi� bella, per il vivido piumeggio di mille colori.
Quando fu sopra al fuoco del bivacco sent� la fiamma lambirle le piume e, fedele a se stessa, si lasci� cadere sul rogo.
Ma quando il fuoco si spense, dal mucchio delle ceneri si sprigion� una fiammella azzurra; ondeggi� nell'aria, si lev� in alto aprendosi come se avesse le ali. Era la fenice che rinasceva dalle sue ceneri per vivere nel cielo altri cinquecento anni.

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Edited by perla lunare - 21/1/2020, 13:26

 

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Le Tortore - di Leonardo da Vinci

(da Leggende: Castit�. H. 12r.)

Due tortore, maschio e femmina, vivevano insieme da molti anni in una casetta di legno che il contadino aveva fatto apposta per loro. Volavano, mangiavano, dormivano senza mai lasciarsi; erano davvero una coppia felice.
Durante la stagione degli amori, molti maschi di passaggio avevano cercato di conquistare quella bella femmina sfidando il suo compagno, ma lei gli era rimasta sempre fedele anche quando, in qualche zuffa, egli aveva avuto la peggio.
Quella mattina la tortora si accorse subito che qualcosa non andava: il suo sposo aveva le piume arruffate e non riusciva a reggersi sulle zampe.
- Sta male - disse la tortora, e vol� nel bosco in cerca di erbe medicinali.
Quando torn� la casetta di legno era vuota. Il suo compagno era morto e il contadino lo aveva gi� messo sottoterra.
La tortora pianse a lungo, in silenzio; e quindi fece il voto di perpetua castit�, e di non posarsi pi� su un ramo verde e di non bere mai pi� acqua chiara.

Edited by perla lunare - 20/1/2020, 17:16

 

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lacasadelsole

La noce e il campanile

Trovandosi la noce essere dalla cornacchia portata sopra un alto
campanile, e per una fessura, dove cadde, fu liberata dal mortale
suo becco, preg� esso muro, per quella grazia che Dio li aveva dato
dell'essere tanto eminente e magno e ricco di s� belle campane e di
tanto onorevole sono, che la dovessi soccorrere; perch�, poi che le
non era potuta cadere sotto i verdi rami del suo vecchio padre, e
essere nella grassa terra, ricoperta dalle sue cadenti foglie, che
non la volessi lui abbandonare: imper� ch'ella trovandosi nel fiero
becco della cornacchia, ch'ella si bot�, che, scampando da essa,
voleva finire la vita sua 'n un picciolo buso. Alle quali parole, il
muro, mosso a compassione, fu contento ricettarla nel loco ov'era
caduta. E infra poco tempo, la noce cominci� aprirsi, e mettere le
radici infra le fessure delle pietre, e quelle allargare, e gittare
i rami fori della sua caverna; e quegli in brieve levati sopra lo
edifizio e ingrossate le ritorte radici, cominci� aprire i muri e
cacciare le antiche pietre de' loro vecchi lochi. Allora il muro
tardi e indarno pianse la cagione del suo danno, e, in brieve
aperto, rovin� gran parte delle sua membre.

Il vino e i maomettani

Trovandosi il vino, divino licore dell'uva, in una aurea e ricca
tazza, e sopra la tavole di Maumetto, e montato in groria di tanto
onore, subito fu assaltato da una contraria cogitazione, dicendo a
s� medesimo: �Che fo io? Di che mi rallegro io? Non m'avvedo esser
vicino alla mia morte e lasciare l'aurea abitazione della tazza, e
entrare innelle brutte e fetide caverne del corpo umano, e l�
trasmutarmi di odorifero e suave licore in brutta e trista orina? E
non bastando tanto male, ch'io ancora debba s� lungamente diacere in
e brutti ricettacoli coll'altra fetida e corrotta materia uscita
dalle umane interiora?� Grid� inverso al cielo, chiedendo vendetta
di tanto danno, e che si ponessi ormai fine a tanto dispregio, che
poich� quello paese producea le pi�belle e migliore uve di tutto
l'altro mondo, che il meno esse non fussino in vino condotte. Allora
Giove fece che il beuto vino da Maumetto elev� l'anima sua inverso
il celabro e quello in modo contamin�, che lo fece matto, e partor�
tanti errori, che, tornato in s�, fece legge che nessuno asiatico
beessi vino. E fu lasciato poi libere le viti co' sua frutti.

Leonardo da Vinci

Edited by perla lunare - 29/6/2020, 23:10

 
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- Il calore del cuore -

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I due giovani struzzi erano disperati.
Ogni volta che si mettevano a covare le uova, il peso del loro corpo le rompeva.
Un giorno decisero di andare a chiedere consiglio ai loro genitori che abitavano dall'altra parte del del deserto.
Corsero per molti giorni e molte notti, e finalmente arrivarono al nido della vecchia madre.
- Madre - dissero - siamo venuti a chiederti come possiamo fare per covare le uova. Ogni volta che ci proviamo si rompono. -
La madre li ascolt�, poi rispose:
- Ci vuole un altro calore. -
- E quale? - domandarono gli struzzi.
- Il calore del cuore. Voi dovete guardare la vostre uova con amore, pensando alla creatura che ci dorme dentro; lo sguardo e la pazienza lo risveglieranno. -
Gli struzzi ripartirono, e quando la femmina ebbe deposto un altro uovo, si misero a guardarlo con amore, senza perderlo mai di vista.
Passarono cos� molti giorni; quando, ormai, erano allo stremo delle forze l'uovo incominci� a cigolare, s'incrin�, si ruppe, e una piccola testa di struzzo fece capolino dal guscio.

Leonardo da Vinci

Edited by perla lunare - 6/8/2012, 21:09

 

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Il seguace di Pitagora

Uno volendo provare colla alturit� di Pitagora come altre volte lui era stato al mondo, e uno non li lasciava finire il suo ragionamento, allo costui disse a questo tale: �E per tale segnale che io altre volte ci fussi stato, io mi ricordo che tu eri mulinaro�. Allora costui, sentendosi mordere colle parole, gli conferm� essere vero, che per questo contrassegno lui si ricordava che questo tale era stato l�asino, che li portava la farina.

Il mugnaio e l�asino

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Un tale voleva dimostrare di essere gi� stato altre volte in questo mondo, e per avvalorare la sua affermazione citava il filosofo Pitagora; ma un altro, interrompendolo di continuo, non gli lasciava finire il discorso.

Allora il primo disse all�altro:

�E a dimostrazione di esserci stato altre volte, mi ricordo che tu, nella vita precedente, eri un mugnaio.�

Allora l�altro, sentendosi mordere da quelle parole, gli rispose:

�� vero. Hai ragione. Quello che ora tu mi dici, mi fa ricordare che eri proprio tu quell�asino che portava la farina al mio mulino.�

Edited by perla lunare - 9/2/2013, 18:56

 

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La copertina. Era stato un dono di Comunione, l'ho ancora, ma non qui dove vivo.

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- I gufi e la lepre-

Appollaiati sul ramo, due gufi guardavano una lepre correre nel campo.
- Povera lepre - disse un gufo. - Non ha nemmeno il coraggio di tornare nella sua tana. -
- Perch�? - domand� l'altro.
- Perch� ha paura. -
- Paura di entrare in casa sua? -
- La lepre � fatta cos� - replic� il gufo che aveva parlato per primo. - Vive sempre nel terrore, e ora che l'autunno cambia il colore delle foglie e le stacca dai rami, essa non osa nemmeno guardarle; scappa di qua e di l�, terrorizzata da questa pioggia di colori. -
- Ma allora � vile! -
- Certo. E a forza di correre finir� in qualche tagliola, o sotto il tiro dei cacciatori.

Edited by perla lunare - 9/2/2013, 19:21

 

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Obbedienza alla regola

(Atl. 150 v.b.)

I frati minori, in certi periodi dell�anno, usano far vigilia come di quaresima, e durante quei giorni, in convento, non mangiano carne, ma quando sono in viaggio, siccome vivono di elemosina, hanno licenza di mangiare tutto ci� che la provvidenza mette loro nel piatto.

Ora avvenne che una coppia di questi frati, essendo in viaggio, s�imbatt� per caso all�osteria con un mercantuolo da strapazzo che sedeva alla stessa tavola.

L�oste, che era povero e senza provviste, non aveva da mettere sul fuoco alcro che un pollastrello poco pi� grosso di un piccione; e quando fu cotto lo port� in tavola perch� i tre commensali se lo dividessero.

Il mercantuolo, giudicando che quel pollo non sarebbe bastato neanche a lui solo, si rivolse ai frati e disse:

�Se ricordo bene, voi, in questo periodo, fate vigilia, e nei vostri conventi non mangiate carne.

A queste parole i frati furono costretti, per la loro regola, ad ammettere che era vero, senza star troppo a sottilizzare sulle eccezioni per chi era in viaggio; e cos� il furbo mercantuccio si mangi� tutto il pollastrello e i frati si dovettero contentare di un po� di pane e di una crosta di formaggio.

Dopo aver desinato, i commensali ripartirono tutti e tre insieme; e fatte alquante miglia di strada trovarono un fiume abbastanza largo e profondo. Erano tutti e tre a piedi � i frati per la povert� e l�altro per l�avarizia � sicch� fu necessario, com�era in uso a quei tempi, che uno dei frati, essendo scalzo, prendesse sulle spalle quel mercantuolo: e perci�, dopo avergli dato da tenere in mano gli zoccoli, il frate pi� robusto se lo caric� addosso: ma quando fu nel mezzo del fiume, il frate si ricord� della sua regola, e fermandosi come un san Cristoforo, alz� la testa verso l�uomo che gli pesava sulle spalle e disse:

�Dimmi un po�, tu non avrai mica del denaro addosso?�

�Che domanda!� rispose quello. �Lo dovresti sapere anche da te. Vorresti forse che un mercante serio come me andasse in giro senza denari?�

�Ahim�!� esclam� il frate. �La nostra regola ci vieta di portare denaro addosso.� E cos� dicendo lo butt� nell�acqua.

Il mercante, bagnato da capo a piedi, ammise che la vendetta dei frati all�ingiuria subita a tavola era giusta, e arrossendo un po� per la vergogna prese la cosa a ridere.

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Edited by perla lunare - 9/2/2013, 18:57

 

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Il ragno e l'uva

Un ragno, dopo essere stato per molti giorni ad osservare il movimento degli insetti, si accorse che le mosche accorrevano specialmente verso un grappolo d'uva dagli acini grossi e dolcissimi.
- Ho capito disse fra s�.
Si arrampic�, dunque, in cima alla vite, e di lass�, con un filo sottile, si cal� fino al grappolo installandosi in una celletta nascosta fra gli acini. Da quel nascondiglio incominci� ad assaltare, come un ladrone, le povere mosche che cercavano il cibo; e ne uccise molte, perch� nessuna di loro sospettava la sua presenza.
Ma intanto venne il tempo della vendemmia. Il contadino arriv� nel campo colse anche quel grappolo, e lo butt� nella bigoncia, dove fu subito pigiato insieme agli altri grappoli.
L'uva, cos�, fu il fatale tranello per il ragno ingannatore, che mor� insieme alle mosche ingannate.
Leonardo da Vinci

Edited by perla lunare - 20/1/2020, 18:19

 

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Ho il libro "Animali fantastici" con le sue splendide illustrazioni, ma non posso usare lo scanner, quando potr� sostituir� le immagini.

L'aquilotto sporse il capo fuori del nido e vide molti uccelli che volavano tra le rocce sottostanti.
Mamma - domand� - chi sono quegli uccelli?

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- Sono nostri amici - rispose la mamma - L'aquila vive solitaria, ma ha bisogno di una corte: se no, che regina sarebbe? Questi uccelli sono i nostri fedeli cortigiani -
L'aquilotto, soddisfatto, continu� a guardare, poi esclam�: - Mamma, hanno rubato il mio pasto! -
- No, non l'hanno rubato, gliel'ho dato io. Ricordati, anzi, quello che ora ti dico: un'aquila non avr� mai tanta fame da non lasciare una parte della sua preda agli uccelli che le stanno intorno. Infatti, a quest'altezza, essi non troverebbero di che nutrirsi e dovrebbero abbandonarci per scendere in cerca di cibo. Chi vuol tenere una corte deve essere generoso e liberale, e in cambio dell'ossequio deve sfamarla tutti i giorni -"

(Leonardo da Vinci)

Edited by perla lunare - 20/1/2020, 18:16

 

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lacasadelsole

La Sirena

Il vento era caduto, le vele si erano afflosciate sull�albero; nella notte appena rischiarata dalla nuova luna la nave dondolava leggermente sullo specchio nero dell�acqua, quando la sirena cant�.
Parve ai marinai di sentire un fruscio come di una brezza leggera; poi come una musica che salisse dal mare profondo; poi come una voce dolcissima, mai udita prima; e finalmente il canto li avvinse a uno a uno in un sonno senza risveglio.
La sirena, infatti, quando i marinai furono addormentati, mont� sulla nave, li tocc� uno dopo l�altro con la sua mano micidiale, e tutti, senza accorgersene, passarono, sognando, dal sonno alla morte.

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Il morso della tarantola

Un contadino stava vangando il suo campo, quando da una zolla scapp� fuori una grossa tarantola.
- Che brutto ragno! Esclam� il contadino tirandosi indietro.
- Se mi tocchi, ti mordo, sibil� inferocita la tarantola. E ti avverto che il mio morso � velenoso e ti far� morire tra dolori atroci.
Il contadino la guard� e cap� subito che mentiva perch� parlava troppo. Fece un passo avanti e la pest� col piede scalzo dicendo:
- O vediamo un po� se mi farai morire per davvero!
La tarantola, schiacciata, aveva fatto in tempo a morderlo, ma il contadino rimase nel suo convincimento, continuando a pensare che le minacce di quel ragno erano vane: e il morso, difatti, non gli dette che un po� di bruciore.

Leonardo da Vinci

Edited by perla lunare - 29/6/2020, 23:07

 

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