Che differenza c è tra un carcinoma e un tumore

Premessa

Per poter meglio comprendere quali siano le differenze fondamentali tra tumori benigni e tumori maligni, è utile delineare innanzitutto quali elementi queste patologie abbiano in comune. In via semplificata, ciò che li accomuna è la loro genesi: ogni tumore – benigno o maligno – è causato da una proliferazione cellulare fuori controllo (iperplasia). Le alterazioni genetiche, però, non sono un evento né unico né propriamente eccezionale nel ciclo di vita di un essere umano: possono essere ereditate alla nascita (il caso meno frequente e meno probabile), scatenate da insulti esterni (fumo, alcol, eccessiva esposizione ai raggi solari, elementi e sostanze tossiche, etc.), o frutto della pura casualità. Fortunatamente, il nostro organismo dispone di sistemi endogeni solitamente capaci di “correggere” e/o controllare gli effetti di queste alterazioni genetiche sulla proliferazione cellulare. Se però questi sistemi si rivelano a un certo punto insufficienti – vuoi per un elemento di pura casualità, vuoi per il verificarsi di ulteriori alterazioni genetiche la cui combinazione risulti particolarmente aggressiva – ecco insorgere la patologia: il tumore.

Un tumore è dunque una proliferazione cellulare incontrollata, e può essere benigno o maligno. Se è maligno, viene chiamato anche “cancro”.

Le differenze di base

La caratteristica principale dei tumori benigni è che non invadono tessuti adiacenti e non si diffondono in tutto il corpo. Le cellule tumorali di un tumore benigno, inoltre, tendono di solito a conservare le caratteristiche principali del tessuto di origine. Al contrario, nel caso dei tumori maligni, le cellule tumorali possono subire la cosiddetta “trasformazione” e acquisire caratteristiche più aggressive tali da renderle capaci sia di invadere i tessuti limitrofi sia di sfruttare la circolazione linfatica e sanguigna per diffondersi in tessuti lontani dalla sede tumorale. Questo secondo scenario è comunemente noto come metastasi: una metastasi è infatti un cancro che si forma lontano dalla sua sede originaria.

I tessuti in cui possono formarsi tumori sono moltissimi: ossa, sangue, grasso, specifici organi, e così via. Tornando alla terminologia, un tumore prende spesso il nome dal tessuto in cui si forma, al quale, di norma, viene poi aggiunto un suffisso che discrimina la forma benigna o maligna. Vediamolo nello specifico.

Il “nome” dei tumori

Se al nome del tessuto viene aggiunto semplicemente “-oma” (dal greco -ωμα, un suffisso privo di significato autonomo), siamo di fronte a un tumore benigno. Viceversa, se al nome del tessuto viene aggiunto “-carcinoma” (dal greco καρκίνωμα, “granchio”) oppure “-sarcoma” (dal greco σάρκωμα, “escrescenza carnosa”), ci troviamo, con le dovute eccezioni, nel caso di tumore maligno, di cancro.

Esempi

  • adenoma: tumore benigno di una determinata ghiandola;
  • adenocarcinoma: tumore maligno della stessa ghiandola;
  • lipoma: tumore benigno del tessuto adiposo;
  • liposarcoma: tumore maligno dello stesso tessuto.

Alcune eccezioni

  • Leucemie: anche quelle curabili sono per definizione maligne perché “vanno in circolo”;
  • Gliomi: sono tumori benigni delle cellule gliali (cellule presenti nei tessuti nervosi) mentre la loro variante maligna è il glioblastoma
  • Melanoma: al contrario di quanto potrebbe apparire dal semplice suffisso “-oma,” si intende quasi sempre maligno ed è un tumore composto da melanociti “trasformati”. Le sue versioni benigne peraltro esistono, e sono anzi così frequenti da essere presenti nella quasi totalità della popolazione, note con un nome che tutti conosciamo: sono i nei (o nevi).

Spesso i tumori “francamente” benigni sono già riconoscibili da esami come TAC, PET e risonanze poiché questi esami già riescono a identificarne la vascolarizzazione, la densità cellulare e altri parametri significativi. Situazioni meno chiare e che si prestano a dubbi impongono ovviamente ulteriori approfondimenti con altri esami come la biopsia della massa in questione.

Differenze di prognosi

Per quanto sia una semplificazione, nonché un’estesa generalizzazione, possiamo ragionevolmente affermare che la prognosi sia più favorevole per i tumori benigni e meno favorevole per i tumori maligni. Questo dipende in larga misura da quel fattore di base che li differenzia e su cui ci siamo già soffermati: un tumore benigno, di solito, non invade i tessuti circostanti, non si diffonde nell’organismo, e la sua prognosi è strettamente connessa alla sua operabilità. Se il tumore viene rimosso con successo, potrà al massimo recidivare nella stessa sede, ma non si riformerà altrove. Al contrario, un tumore maligno (che tende a infiltrare i tessuti limitrofi) è più difficilmente circoscrivibile e, soprattutto, se non è rimosso integralmente e/o per tempo, le sue cellule già in circolazione possono riformare il tumore – anche a distanza di anni – in altri siti diversi da quello originario.

Come premesso, l’affermazione d’apertura è però una generalizzazione. Ci sono infatti tumori maligni che, per diverse ragioni, hanno prognosi solitamente favorevoli, vuoi perché spesso la chirurgia arriva in tempo o per la loro spiccata sensibilità ai farmaci: carcinomi cutanei e tumori del testicolo sono tra questi. Nel contempo ci sono tumori che, pur benigni, risultano clinicamente molto problematici sia per il sito in cui originano sia per la difficoltà di intervenire chirurgicamente a rimuoverli. Ad esempio, un angioma (tumore dei vasi sanguigni) che cresca nella colonna vertebrale può fare pressione sul midollo spinale e causare gravi effetti come paralisi anche estese. Un glioma al cervello può dare sintomi neurologici importanti. In entrambi i casi, l’intervento chirurgico di rimozione può essere complesso e molto delicato e talvolta, in circostanze particolarmente sfortunate, magari nemmeno possibile.

Da benigno a maligno?

Altra differenza sostanziale tra tumori benigni e maligni è il numero di alterazioni genetiche presenti nelle cellule tumorali, normalmente molto più basso nei tumori benigni. Molti comunissimi nei (come già visto, forme benigne di tumore dei melanociti) hanno la mutazione di un gene chiamato BRAF, la stessa mutazione spesso presente anche nei melanomi (la forma maligna di tumore dei melanociti) ma che da sola non è sufficiente a “trasformare” le cellule iperplasiche in maligne. Un secondo esempio è fornito dalla mutazione del gene APC, che può causare un aumento della proliferazione cellulare (generando polipi intestinali) ma, da sola, non è sufficiente a originare un cancro del colon.

Una trasformazione possibile

E proprio quest’ultimo esempio si presta al meglio per rispondere a una domanda molto frequente: può un tumore benigno diventare maligno? La risposta è sì, proprio come il polipo intestinale che, con il tempo, può accumulare mutazioni addizionali sufficienti a “scardinare” i meccanismi di controllo delle cellule. Se questo accade, le cellule acquisiranno la capacità di invadere i tessuti e migrare ad altri organi. Ecco perché fare una colonscopia ogni 5 anni quasi azzererebbe la probabilità di morire di cancro al colon: ci vuole infatti tempo perché un adenoma (il polipo) si trasformi in carcinoma (il cancro), e una frequenza di 5 anni potrebbe essere sufficiente a intervenire sul primo così che non si trasformi nel secondo.

Che un tumore benigno, con il passare del tempo e l’accumularsi di altre alterazioni genetiche, possa trasformarsi in maligno, non significa che lo faccia sempre o necessariamente. Inoltre, accanto a forme tumorali benigne che possono subire questa sfortunata trasformazione (oltre al polipo intestinale, vale la pena citare anche l’adenoma del rene e della tiroide), ve ne sono altre che non lo faranno mai, come i lipomi, gli angiomi o la maggior parte dei fibromi.

Tumori ed ereditarietà

Un’altra domanda molto frequente e più che ragionevole è se sia possibile ereditare i tumori. La risposta scientificamente corretta è no: un tumore non può essere ereditato alla nascita dal corredo genetico fornito dai genitori. Ogni tumore però, come abbiamo già detto, è una patologia genetica originata da una o più alterazioni genetiche. Le cause di queste alterazioni genetiche sono ascrivibili a tre categorie fondamentali: il puro e semplice caso, gli insulti esterni (fumo, alcol, esposizione eccessiva a raggi solari, esposizione a sostanze tossiche, etc.), e l’ereditarietà genetica. Tornando alla domanda principale, una risposta più completa dovrebbe quindi essere: no, non è possibile ereditare un tumore ma sì, è possibile ereditare alterazioni genetiche responsabili di favorire – anche sensibilmente – l’insorgere di tumori, sia benigni sia maligni. Ecco due esempi:

  • l’alterazione del gene NF1, che colpisce circa una persona su 3.000, può essere ereditata alla nascita ed è all’origine della neurofibromatosi di tipo 1, una malattia che si manifesta in età pediatrica e può formare tumori benigni (neurofibromi) anche molto grandi e dolorosi.
  • le alterazioni dei geni BRCA1 e BRCA2, ereditabili alla nascita, aumentano significativamente la probabilità di sviluppare carcinoma mammario e ovarico: è la condizione ereditaria che ha spinto l’attrice Angelina Jolie a sottoporsi a una chirurgia preventiva che, alcuni anni fa, fece discutere l’opinione pubblica, spesso a sproposito.

Diagnosi e terapia

Parlare di diagnosi e terapia in campo oncologico aprirebbe necessariamente trattazioni la cui estensione – e implicita variabilità, dunque complessità – vanno ben oltre lo scopo di questo articolo. In linea di massima, la differenza tra tumori benigni e tumori maligni è che, salvo alcuni casi particolari, per i primi non esiste una reale possibilità di diagnosi precoce o di screening, né esistono farmaci antitumorali specifici. Un’eccezione è rappresentata proprio dalla neurofibromatosi, il cui gene scatenante (NF1) è di solito controllato negli screening prenatali e per i cui tumori (neurofibromi) è stato approvato un farmaco specifico.

Per i tumori maligni, al contrario, la diagnosi precoce è spesso possibile (seppure non sempre facile) e quasi sempre capace di migliorare significativamente la prognosi. Inoltre esistono screening specifici per controllare i markers tumorali. Sul piano della terapia, poi, oltre all’intervento chirurgico, i ricercatori sviluppano costantemente strategie terapeutiche più efficaci e mirate: non solo chemioterapici ma anche farmaci a bersaglio molecolare, anticorpi coniugati, fino alla terapia immunitaria.

Conclusioni

Possiamo dunque affermare che se l’efficacia terapeutica per i tumori benigni dipende fondamentalmente dalla qualità dell’eventuale intervento chirurgico, nel caso dei tumori maligni è anche strettamente connessa alla capacità dei farmaci di intervenire – possibilmente in modo sempre più mirato, efficace e meno debilitante per il paziente – sulle cellule tumorali o, come nel caso dell’immunoterapia, a potenziare il sistema immunitario così che sia più reattivo ed efficace nel combattere il tumore.

Note

L’articolo, scritto dal professor Scaltriti, è originariamente apparso su Medical Facts di Roberto Burioni.

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Un carcinoma è un tumore maligno (o cancro) che trae origine dalla proliferazione incontrollata di una cellula di tipo epiteliale.

Come si presenta un carcinoma?

In genere, quindi, i segni sono soprattutto la comparsa o il cambiamento di aspetto di qualche lesione o macchia sulla pelle. I carcinomi spinocellulari appaiono come noduli o aree con bordi più alti e una depressione centrale, talvolta sono ulcerati, sanguinano raramente e di solito hanno margini poco definiti.

Qual è il tumore più grave?

La prima causa di morte fra gli uomini è il tumore del polmone (27%), mentre fra le donne è il tumore della mammella (17%), seguiti dai tumori del colon-retto (11% tra gli uomini e 12% tra le donne) e dal tumore della prostata tra gli uomini (8%) e dal tumore del polmone tra le donne (11%).

Come si cura il carcinoma?

La chirurgia è l'opzione principale nella maggior parte dei tumori solidi. Talvolta, per facilitare il lavoro del bisturi, si tenta di ridurre la dimensione del tumore con una chemioterapia o una radioterapia pre-operatoria. La radioterapia utilizza raggi X per distruggere le cellule cancerose.

Cosa provoca il carcinoma?

Tra le cause del tumore cancro per l' 80%, secondo gli studi, vi sono i fattori ambientali. Per fattori ambientali si intendono il cibo, il fumo, l'alcol e eccessivo uso di farmaci. In più per tumori cause ulteriori sono droghe, vita sedentaria e altro.

Quanto è pericoloso un carcinoma?

Potete stare tranquille, perché in genere non è pericoloso. Infatti, questi tumori sono circoscritti nell'ambito locale in cui si sono originati e solo raramente possono avere un potenziale rischio di diffusione in altre zone del corpo vicine oppure dare metastasi in organi distanti.