Urinocoltura ricerca completa microrganismi e lieviti patogeni

Infezioni urinarie e urinocoltura negativa: cosa sono e come si curano.

Le infezioni urinarie, dette UTI dall’inglese Urinary Tract Infection, sono piuttosto comuni e si verificano quando un microorganismo patogeno risale lungo l’uretra e colonizza le vie urinarie. È  possibile, in determinati casi, che l’urinocoltura effettuata per la ricerca del patogeno dia un risultato negativo. In questo caso si parla di urinocoltura negativa.

Gli argomenti trattati in questo articolo sono:

  • Infezioni alle vie urinarie: cosa sono e quali sono
  • Urinocoltura: che cos’è e a cosa serve. L’urinocoltura negativa
  • Esame delle urine e l’urinocoltura negativa
  • Urinocoltura: i risultati. Urinocoltura positiva e urinocoltura negativa
  • Considerazioni
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Infezioni alle vie urinarie: cosa sono e quali sono

Le infezioni alle vie urinarie sono processi morbosi provocati da microrganismi patogeni (in genere Escherichia coli), che possono interessare reni, ureteri, vescica ed uretra, ossia le varie strutture anatomiche del sistema urinario. L’infezione è causata da un passaggio di microrganismi attraverso l’uretra.
I reni, la cui forma ricorda quella di un fagiolo, sono due organi escretori, simmetrici, che si trovano nella cavità addominale. La funzione principale è quella di produrre l’urina, attraverso la filtrazione del sangue, in modo da eliminare le scorie. In secondo luogo i reni sono responsabili della produzione di eritropoietina, un ormone fondamentale per la maturazione dei globuli rossi.
Gli ureteri, sempre in numero di due, sono i dotti che collegano i reni alla vescica, l’organo che ha funzione di raccogliere i liquidi filtrati dai reni, l’urina, prima della minzione.
Come detto, i batteri penetrano attraverso l’uretra, il condotto che trasporta l’urina dalla vescica all’esterno dell’organismo.

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L’Escherichia coli è il genere di batterio più noto del genere Escherichia: è parte integrante della flora intestinale. Pur essendo un elemento importante della flora intestinale, se l’Escherichia coli colonizza in modo anomalo ed in organi diversi da quelli in cui normalmente si trova, si possono generare infezioni anche gravi.

Le infezioni delle vie urinarie possono manifestarsi in tutti i soggetti, di qualsiasi età, anche se hanno un’incidenza maggiore nei pazienti di sesso femminile, e ciò a causa della conformazione anatomica della donna. Proprio perché queste presentano un’uretra più corta che nell’uomo: ciò provoca una sua maggiore vicinanza al retto e alla vagina, e quindi una più elevata possibilità di ingresso di germi.

Le infezioni alle vie urinarie, note anche con la sigla UTI, comprendono:

  • la cistite: è l’infezione che interessa la vescica, ed è la più comune. Può talvolta essere confusa con la vulvovaginite, che invece è un’infiammazione della vagina. La vulvovaginite e la cistite presentano, spesso i medesimi sintomi, quali bruciore e dolore durante la minzione. Tuttavia, imparare a riconosce se si tratta di vulvovaginite o cistite è di estrema importanza, in quanto le due patologie hanno cure e trattamenti diversi.
  • l’uretrite: è l’infezione a carico dell’uretra;
  • l’ureterite: è la patologia infettiva del dell’uretere;
  • la pielonefrite: è l’infezione che coinvolge il rene, richiede cure immediate e se trascurata può provocare la perdita di funzionalità del rene e, nei casi più gravi, la morte del paziente.

Queste infezioni rappresentano dopo quella respiratoria, e insieme alle vulvovaginiti, la causa più comune di infezione batterica.

Dal punto di vista della gestione terapeutica, le UTI possono classificarsi in non complicate e complicate. Nelle UTI non complicate si hanno meno di 2 episodi all’anno distanziati da almeno 2 mesi, integrità delle vie urinarie e assenza di alterazioni anatomiche. Nelle seconde i pazienti presentano lesioni infiammatorie conseguenti a precedenti infezioni, anomalie anatomiche o fisiologiche, numerosi episodi in un anno, scarsa integrità delle vie infiammatorie.

Nella maggior parte dei casi il principale batterio responsabile dell’infezione è l’Escherichia Coli, anche se nelle infezioni complicate aumenta l’incidenza di altri batteri, come la Klebsiella, l’Enterobacter, il Proteus, lo Staphylococcus e lo Streptococcus.

Urinocoltura: che cos’è e a cosa serve. L’urinocoltura negativa

L’urinocoltura è un esame diagnostico utile scoprire se siamo affetti da un’infezione batterica alle vie urinarie. Come tale l’urinocoltura è un esame molto semplice da effettuare: si tratta di far analizzare un campione di urine. Attraverso la coltura delle urine è possibile identificare gli eventuali batteri responsabili dell’infezione. È prescritto in caso di sospetta cistite, uretrite e in generale tutte le patologie che possono colpire le vie urinarie. In caso di rilevamento patogeno si parla di urinocoltura positiva, in caso contrario di urinocoltura negativa.

In caso di urinocoltura positiva, viene svolto un secondo esame sul germe riscontrato: l’antibiogramma.

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Grazie all’antibiogramma è possibile definire l’antibiotico adatto al caso di specie; quello idoneo a debellare l’infezione determinata da quel particolare agente patogeno. Quando non viene eseguito l’antibiogramma è perché si è ottenuta una urinocoltura negativa.

L’urinocoltura può essere prescritta anche in caso di paziente asintomatico ma che, a seguito di esame delle urine, ha una elevata conta leucocitaria, pH basico, e tutti i segnali che possono far sospettare di una infezione delle vie urinarie.

L’urinocoltura è un esame può essere influenzato dalla metodologia di raccolta delle urine. Può cioè generare un falso positivo: un risultato di urinocoltura positiva che, in realtà, consisterebbe in una urinocoltura negativa.

Assume quindi particolare rilevanza la raccolta effettuata dal paziente. Il metodo migliore di prelievo, quello che preserva un maggior grado di attendibilità, è quello della raccolta del  getto intermedio: dopo aver provveduto ad un accurato lavaggio della zona genitale (con saponi che non alterino l’equilibrio della flora batterica vaginale), si scarta il primo getto dell’urina e quello finale, solitamente contaminati da germi che infestano la parte esterna dei genitali, e si raccoglie il mitto intermedio.

Si ritiene preferibile effettuare l’esame al risveglio, essendo il momento della giornata in cui l’urina è più concentrata ed inoltre si raccomanda di non effettuare il test se si stanno assumendo o si sono da poco assunti antibiotici, poiché potrebbero portare ad un risultato di urinocoltura negativa errato.

È importante che non trascorra troppo tempo dalla raccolta del campione all’allestimento della urinocoltura.

Esame delle urine e l’urinocoltura negativa

L’esame delle urine standard è costituito da una serie di analisi di laboratorio, grazie alle quali è possibile analizzare le proprietà chimiche e fisiche dell’urina e di individuare la possibilità di eventuali patologie a carico delle vie urinarie. I parametri più rilevanti sono:

  • la conta leucocitaria nel sedimento;
  • la presenza di tracce di sangue;
  • il pH.

Una conta leucocitaria, il numero di globuli bianchi alti, elevata nel sedimento indica la presenza di una infiammazione acuta. Una conta, invece, poco superiore al range di riferimento è spia di una infiammazione cronica o di patologia diabetica non trattata. Dal momento che i leucociti non hanno la capacità di replicarsi fuori dall’organismo come gli agenti patogeni, anche un ritardo nell’esame del campione non ne influenza il risultato.

La presenza di sangue va attentamente indagata con approfondimenti strumentali come l’ecografia poiché può essere sintomo di gravi patologie come un tumore al rene o alla vescica.

Il pH delle urine viene analizzato attraverso una cartina in grado di determinarne il livello. Il range di normalità è compreso tra 4.8 e 8. Oltre 8 si parla di pH basico o alkalino, sotto il 4.8 si parla di pH acido. La neutralità del pH è pari a 7. Variazioni del pH al di fuori del range di riferimento sono associate al rischio di formazione di calcoli renali. Nel trattamento di alcune infezioni delle vie urinarie si ricorre alla acidificazione del pH delle urine, per contrastare l’infezione stessa.

È evidente che l’urinocoltura è richiesta in caso di conta leucocitaria elevata, anche in assenza di sintomatologia.  A differenza di quanto comunemente ritenuto, in caso di conta leucocitaria elevata, si può avere una urinocoltura negativa proprio perché l’elevato numero di globuli bianchi nel sedimento è indice di infiammazione e non di infezione.

Urinocoltura: i risultati. Urinocoltura positiva e urinocoltura negativa

Dopo aver effettuato una urinocoltura, il risultato può essere:

  • Urinocoltura negativa: non è stata individuata la presenza di batteri nelle urine. Il caso tipico è quello di un paziente con cistite con urinocoltura negativa.
  • Urinocoltura positiva: il numero di batteri è uguale o superiore a 50.000 UFC/ml (Unità Formanti Colonie per ml di urina); in tale caso il referto contiene, di norma, il nome del microrganismo rilevato (in genere Escherichia coli) e la concentrazione dello stesso;
  • Inquinata: viene segnalata la presenza di batteri, ma in una quantità inferiore a 50.000 UFC/ml. In tal caso si consiglia di ripetere l’esame poiché è possibile che via sia stata una contaminazione.

Secondo uno studio dell’Università di Gand in Belgio, pubblicato sul Clinical Microbiology and Infection, il 20-30% delle donne, senza distinzione d’età, che manifestano i sintomi tipici di una malattia del tratto urinario, con urinocoltura negativa, hanno un’infezione da Escherichia coli.

Nello studio, 220 donne con sintomi quali disuria e urgenza minzionale e 86 asintomatiche, sono state sottoposte a PCR quantitativa per Escherichia coli. Per le donne sintomatiche, la PCR quantitativa è stata effettuata anche per la ricerca di ulteriori 4 patogeni a trasmissione sessuale.

Il 95% delle pazienti sintomatiche era positivo per Escherichia coli. Il risultato suggerisce quindi le pazienti che presentano disturbi urinari tipici (disuria, urgenza minzionale e aumento della frequenza minzionale), pur con urinocoltura negativa, hanno ancora una infezione da Escherichia coli.

Considerazioni

Alla comparsa di sintomi quali bruciore minzionale, urgenza e aumento della frequenza minzionale, dolore durante l’eiaculazione (per gli uomini), è opportuno sottoporsi ad un esame delle urine standard.

Se, dagli esami, risulta, un numero di globuli bianchi anomalo, sarebbe opportuno procedere con una urinocoltura e, automaticamente, in caso di urinocoltura positiva con l’antibiogramma.

Tuttavia, anche in caso di urinocoltura negativa e di persistenza dei sintomi, su indicazione dello specialista urologo, è preferibile proseguire con l’esame PCR quantitativo, più sensibile del precedente.

Autore:
Prof. Franco Fanciullacci
Cv: Specializzazione in Urologia , Specializzazione in Chirurgia Pediatrica conseguita presso l’Università degli Studi di Milano ,
Esperienze lavorative: Esperienza quarantennale in tutti i campi dell’urologia,  sia funzionale che organica.
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Cosa fare in caso di urinocoltura positiva?

Quando l'urinocoltura è positiva, si può ricorrere ad altri esami per individuare l'eventuale presenza di infezioni batteriche in corso. Generalmente gli esami più utili per questo fine sono la coprocoltura, l'emocoltura e il tampone uretrale.

Come leggere l'esito di un urinocoltura?

Un'urinocoltura in cui vi siano da 10.000 a 100.000 UFC/ml viene considerata dubbia, mentre l'esame risulta positivo quando sono presenti più di 100.000 UFC/ml. Il riscontro quest'ultimo reperto (urinocoltura positiva) costituisce una probabile spia di infezioni delle vie urinarie (IVU) acute o croniche.

Che significa quando l urinocoltura è positiva che c'è infezione?

Risultati. Se il risultato dell'urinocoltura è definito positivo significa che si è sviluppato un numero di colonie di microrganismi (in genere batteri) maggiore di 100mila per millimetro di urina. In questo caso, è presente un'infezione urinaria che deve essere curata con antibiotici.

Quando i batteri nelle urine sono pericolosi?

Possibili complicanze Se non curata con antibiotici, la batteriuria si associa a un maggior rischio di pielonefrite. In questa condizione, i batteri contenuti nelle urine hanno maggiori possibilità di risalire verso i reni e provocarne l'infiammazione, compromettendone la funzionalità.