Infezioni urinarie e urinocoltura negativa: cosa sono e come si curano.Le infezioni urinarie, dette UTI dall’inglese Urinary Tract Infection, sono piuttosto comuni e si verificano quando un microorganismo patogeno risale lungo l’uretra e colonizza le vie urinarie. È possibile, in determinati casi, che l’urinocoltura effettuata per la ricerca del patogeno dia un risultato negativo. In questo caso si parla di urinocoltura negativa. Show
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Infezioni alle vie urinarie: cosa sono e quali sonoLe infezioni alle vie urinarie sono processi morbosi provocati da microrganismi patogeni (in genere Escherichia coli),
che possono interessare reni, ureteri, vescica ed uretra, ossia le varie strutture anatomiche del sistema urinario. L’infezione è causata da un passaggio di microrganismi attraverso l’uretra. L’Escherichia coli è il genere di batterio più noto del genere Escherichia: è parte integrante della flora intestinale. Pur essendo un elemento importante della flora intestinale, se l’Escherichia coli colonizza in modo anomalo ed in organi diversi da quelli in cui normalmente si trova, si possono generare infezioni anche gravi. Le infezioni delle vie urinarie possono manifestarsi in tutti i soggetti, di qualsiasi età, anche se hanno un’incidenza maggiore nei pazienti di sesso femminile, e ciò a causa della conformazione anatomica della donna. Proprio perché queste presentano un’uretra più corta che nell’uomo: ciò provoca una sua maggiore vicinanza al retto e alla vagina, e quindi una più elevata possibilità di ingresso di germi. Le infezioni alle vie urinarie, note anche con la sigla UTI, comprendono:
Queste infezioni rappresentano dopo quella respiratoria, e insieme alle vulvovaginiti, la causa più comune di infezione batterica. Dal punto di vista della gestione terapeutica, le UTI possono classificarsi in non complicate e complicate. Nelle UTI non complicate si hanno meno di 2 episodi all’anno distanziati da almeno 2 mesi, integrità delle vie urinarie e assenza di alterazioni anatomiche. Nelle seconde i pazienti presentano lesioni infiammatorie conseguenti a precedenti infezioni, anomalie anatomiche o fisiologiche, numerosi episodi in un anno, scarsa integrità delle vie infiammatorie. Nella maggior parte dei casi il principale batterio responsabile dell’infezione è l’Escherichia Coli, anche se nelle infezioni complicate aumenta l’incidenza di altri batteri, come la Klebsiella, l’Enterobacter, il Proteus, lo Staphylococcus e lo Streptococcus. Urinocoltura: che cos’è e a cosa serve. L’urinocoltura negativaL’urinocoltura è un esame diagnostico utile scoprire se siamo affetti da un’infezione batterica alle vie urinarie. Come tale l’urinocoltura è un esame molto semplice da effettuare: si tratta di far analizzare un campione di urine. Attraverso la coltura delle urine è possibile identificare gli eventuali batteri responsabili dell’infezione. È prescritto in caso di sospetta cistite, uretrite e in generale tutte le patologie che possono colpire le vie urinarie. In caso di rilevamento patogeno si parla di urinocoltura positiva, in caso contrario di urinocoltura negativa. In caso di urinocoltura positiva, viene svolto un secondo esame sul germe riscontrato: l’antibiogramma. Grazie all’antibiogramma è possibile definire l’antibiotico adatto al caso di specie; quello idoneo a debellare l’infezione determinata da quel particolare agente patogeno. Quando non viene eseguito l’antibiogramma è perché si è ottenuta una urinocoltura negativa. L’urinocoltura può essere prescritta anche in caso di paziente asintomatico ma che, a seguito di esame delle urine, ha una elevata conta leucocitaria, pH basico, e tutti i segnali che possono far sospettare di una infezione delle vie urinarie. L’urinocoltura è un esame può essere influenzato dalla metodologia di raccolta delle urine. Può cioè generare un falso positivo: un risultato di urinocoltura positiva che, in realtà, consisterebbe in una urinocoltura negativa. Assume quindi particolare rilevanza la raccolta effettuata dal paziente. Il metodo migliore di prelievo, quello che preserva un maggior grado di attendibilità, è quello della raccolta del getto intermedio: dopo aver provveduto ad un accurato lavaggio della zona genitale (con saponi che non alterino l’equilibrio della flora batterica vaginale), si scarta il primo getto dell’urina e quello finale, solitamente contaminati da germi che infestano la parte esterna dei genitali, e si raccoglie il mitto intermedio. Si ritiene preferibile effettuare l’esame al risveglio, essendo il momento della giornata in cui l’urina è più concentrata ed inoltre si raccomanda di non effettuare il test se si stanno assumendo o si sono da poco assunti antibiotici, poiché potrebbero portare ad un risultato di urinocoltura negativa errato. È importante che non trascorra troppo tempo dalla raccolta del campione all’allestimento della urinocoltura. Esame delle urine e l’urinocoltura negativaL’esame delle urine standard è costituito da una serie di analisi di laboratorio, grazie alle quali è possibile analizzare le proprietà chimiche e fisiche dell’urina e di individuare la possibilità di eventuali patologie a carico delle vie urinarie. I parametri più rilevanti sono:
Una conta leucocitaria, il numero di globuli bianchi alti, elevata nel sedimento indica la presenza di una infiammazione acuta. Una conta, invece, poco superiore al range di riferimento è spia di una infiammazione cronica o di patologia diabetica non trattata. Dal momento che i leucociti non hanno la capacità di replicarsi fuori dall’organismo come gli agenti patogeni, anche un ritardo nell’esame del campione non ne influenza il risultato. La presenza di sangue va attentamente indagata con approfondimenti strumentali come l’ecografia poiché può essere sintomo di gravi patologie come un tumore al rene o alla vescica. Il pH delle urine viene analizzato attraverso una cartina in grado di determinarne il livello. Il range di normalità è compreso tra 4.8 e 8. Oltre 8 si parla di pH basico o alkalino, sotto il 4.8 si parla di pH acido. La neutralità del pH è pari a 7. Variazioni del pH al di fuori del range di riferimento sono associate al rischio di formazione di calcoli renali. Nel trattamento di alcune infezioni delle vie urinarie si ricorre alla acidificazione del pH delle urine, per contrastare l’infezione stessa. È evidente che l’urinocoltura è richiesta in caso di conta leucocitaria elevata, anche in assenza di sintomatologia. A differenza di quanto comunemente ritenuto, in caso di conta leucocitaria elevata, si può avere una urinocoltura negativa proprio perché l’elevato numero di globuli bianchi nel sedimento è indice di infiammazione e non di infezione. Urinocoltura: i risultati. Urinocoltura positiva e urinocoltura negativaDopo aver effettuato una urinocoltura, il risultato può essere:
Secondo uno studio dell’Università di Gand in Belgio, pubblicato sul Clinical Microbiology and Infection, il 20-30% delle donne, senza distinzione d’età, che manifestano i sintomi tipici di una malattia del tratto urinario, con urinocoltura negativa, hanno un’infezione da Escherichia coli. Nello studio, 220 donne con sintomi quali disuria e urgenza minzionale e 86 asintomatiche, sono state sottoposte a PCR quantitativa per Escherichia coli. Per le donne sintomatiche, la PCR quantitativa è stata effettuata anche per la ricerca di ulteriori 4 patogeni a trasmissione sessuale. Il 95% delle pazienti sintomatiche era positivo per Escherichia coli. Il risultato suggerisce quindi le pazienti che presentano disturbi urinari tipici (disuria, urgenza minzionale e aumento della frequenza minzionale), pur con urinocoltura negativa, hanno ancora una infezione da Escherichia coli. ConsiderazioniAlla comparsa di sintomi quali bruciore minzionale, urgenza e aumento della frequenza minzionale, dolore durante l’eiaculazione (per gli uomini), è opportuno sottoporsi ad un esame delle urine standard. Se, dagli esami, risulta, un numero di globuli bianchi anomalo, sarebbe opportuno procedere con una urinocoltura e, automaticamente, in caso di urinocoltura positiva con l’antibiogramma. Tuttavia, anche in caso di urinocoltura negativa e di persistenza dei sintomi, su indicazione dello specialista urologo, è preferibile proseguire con l’esame PCR quantitativo, più sensibile del precedente. Autore: |