Show Antonio Parisi Gli ingredienti necessari per il perfetto organista liturgico Conoscenza dello strumento... ...tecnica e repertorio organistico... ...conoscenze liturgiche e consapevolezza del ministero svolto Introduzione dell'autore Con la Riforma Liturgica molti hanno creduto che la figura storica dell'organista di chiesa fosse relegata in soffitta. È stato un giudizio troppo sommario e poco documentato. Certo, la funzione dell'organista è stata di molto ridimensionata: non può più suonare a suo piacimento durante tutta la Messa, deve acquisire competenze liturgiche, deve fare i conti con coristi dilettanti, deve praticare forme musicali nuove. Ma, in compenso, ha acquistato una funzione ministeriale più precisa e dai contorni più ecclesiali: il suo servizio lo pone nel vivo della celebrazione liturgica, credente fra credenti, umile ministro della musica, a servizio del popolo cristiano, radunato in preghiera. È importante, specialmente per gli organisti tradizionali, scoprire questa nuova collocazione all'interno della liturgia cristiana, ed offrire la propria competenza e preparazione come “munus ministeriale”. Questo quaderno vuol offrire alcune indicazioni concrete, frutto di una lunga pratica strumentale e liturgica, ai nostri organisti che di fatto suonano durante la Messa, nelle nostre parrocchie. È una guida, un percorso, un “vademecum” fatto di notizie, osservazioni, suggerimenti, consigli, premesse per uno studio serio e prolungato. Vorrei che ogni organista diventasse un punto di riferimento per la propria parrocchia: dovrebbe diventare l'esperto della preghiera cantata di tutta la comunità. don Antonio Parisi Direttore dell'Ufficio Musica Sacra della diocesi di Bari Direttore dell'Istituto per Animatori Musicali della Liturgia della diocesi di Bari Consulente per la Musica Liturgica presso l'Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana Chi è l'organista liturgico? È un cristiano convinto e maturo, che vuol essere utile alla comunità, offrendo un servizio specifico nel settore dell'animazione musicale della liturgia. Ha la consapevolezza di aver scoperto una vocazione ministeriale e vuol mettere al servizio della comunità i propri talenti musicali. Per svolgere bene tale ministero gli occorre competenza spirituale, liturgica, musicale, e tutto un bagaglio di qualità umane, psicologiche, buon senso, gusto estetico. L'istruzione “Musicam Sacram” (1967), al n. 67, così si esprime: “È indispensabile che gli organisti, oltre a possedere un'adeguata perizia nell'usare il loro strumento, conoscano e penetrino intimamente lo spirito della sacra liturgia, in modo che assicurino il decoro della sacra celebrazione, secondo la vera natura delle sue varie parti, e favoriscono la partecipazione dei fedeli”. Preludio: le brutte copie dell'organista liturgico! ORGANISTA GIROVAGO: va in giro per le varie chiese a suonare le “messe cantate”. A volte sembra una corsa contro il tempo, e più di una volta è costretto ad interrompere una messa per scappare in un'altra chiesa. Un consiglio: attento allo stress da... messa. ORGANISTA AFFARISTA: suona là dove è pagato di più; gestisce un proprio esercito di subalterni che invia nelle varie chiese o confraternite; ha un monopolio assoluto su parecchie chiese. ORGANISTA ALL'ANTICA: magari è in possesso di un diploma musicale, ma suona accompagnando durante la Messa brani strumentali di autori classici collaudati. È contrario ad accompagnare i canti, si presta volentieri ad accompagnare un coro classico, con repertorio latino e gregoriano. Tutte le altre musiche moderne non sono per lui, offendono il suo buon gusto e il suo diploma. La Riforma Liturgica del concilio Vaticano II per lui non è mai avvenuta. ORGANISTA DA CONCERTO: si concede solo durante i concerti. Per lui l'organo serve solo per eseguire letteratura organistica dei secoli passati. Non si abbassa ad accompagnare il canto di un'assemblea sgangherata e stonata: la sua arte non glielo consente. ORGANISTA DA MATRIMONIO: solo e sempre quel repertorio: Wagner, Schubert, Mendelssohn. Tariffa fissa - repertorio fisso. Può anche cambiare repertorio, ma cambia anche la tariffa, alzandola. So di alcuni organisti che hanno un prezzario adeguato ai vari brani di repertorio: il “top” è la Toccata e fuga in re minore di Bach BWV 565. ORGANISTA CIRENEO: chi è costretto a suonare tutte le messe domenicali (4, 5, 6 e più...). Conosco un organista, che suona 10 messe ogni domenica dell'anno, presso un Santuario famoso, in Italia. Un consiglio: cambiare... religione? O forse cambiare Santuario... La conoscenza dello strumento Non è questa la sede per un trattato di organaria, diremo soltanto che è indispensabile, per un bravo organista, conoscere la storia e l'evoluzione dell'organo, il suo funzionamento, le parti di cui è costituito, le famiglie dei registri, i diversi tipi di “trasmissione” ecc. In Italia [e anche in Ticino, ndr] l'evoluzione tipologica dell'organo ha dato luogo a strumenti profondamente diversi, nelle varie epoche. Lasciando la filologia esasperata ai manieristi, la liturgia sicuramente ha meno vincoli rispetto ad un concerto. Sarà dunque possibile eseguire, con una registrazione adeguata, un brano di Frescobaldi o Zipoli anche se non si ha sotto le dita un “Antegnati” ma un organo novecentesco, senza irritare la sensibilità dei più, e magari con grande pertinenza liturgica. Certamente l'impresa è più ardua se si vuole suonare un preludio di Bach su un organo ottocentesco con 12 note di pedaliera, o un brano sinfonico francese su un positivo con ottava corta: starà all'intelligenza e al buon senso dell'organista scegliere opportunamente. È altresì importante la conoscenza dello strumento dove si suona abitualmente, in modo da poter trarre maggior profitto a livello fonico e saper riconoscere difetti di funzionamento. Un bravo organista sarà inoltre capace di accordare i registri ad ancia del proprio strumento, per sfruttarne sempre appieno le potenzialità. La bravura degli organisti sta anche nella “flessibilità”, quando ad esempio ci si ritrova a suonare su uno strumento a trasmissione meccanica e con i registri “spezzati” e si è abituati a un “Mascioni” degli anni '60 con trasmissione elettrica. In commercio si trovano numerose pubblicazioni sull'organo a canne, tra queste un “must” che dovrebbe stare nelle librerie di tutti gli organisti è: “L'organo italiano” di Corrado Moretti (600 preziose pagine!), pubblicato dalla casa Musicale "Eco" di Milano. La tecnica e il repertorio organistico Il mondo degli organistici liturgici è quantomai variegato sia per formazione che per capacità tecnica. Ci sono i diplomati dei Conservatori, delle Scuole Diocesane, gli studenti di organo, i pianisti prestati all'organo, gli autodidatti... Noi riteniamo importante che ogni organista abbia un livello “standard” e minimo di tecnica organistica, e quindi anche di repertorio da proporre nella liturgia. Questo “standard” potrebbe essere la capacità di eseguire in modo dignitoso i canti del proprio repertorio diocesano di canti. Se vogliamo dare un altro “metro di giudizio” potremmo decidere che lo standard minimo sia il saper suonare i brani contenuti nelle raccolte (che tutti gli organisti probabilmente conoscono) “Antologia organistica” o “100 pezzi classici” di Alessandro Esposito, editi negli anni '70 dalle edizioni Carrara. Come libri didattici per lo studio dell'organo il “Gradus ad parnassum” di R. Remondi (167 studi) rimane secondo noi il migliore libro di tecnica organistica (soprattutto per la pedaliera); senza dimenticare i “gloriosi” libri di F. Germani (che portavano alla distruzione fisica le articolazioni delle caviglie dell'organista) e il metodo “Bossi – Tebaldini” di fine '800. Alla tecnica che si impara dai metodi e con l'esercizio è altrettanto importante avere altre qualità esecutive: · Una ottima lettura a prima vista; · Una discreta capacità di “trasportare” in modo estemporaneo i brani un tono (o una terza) sotto l'originale; · Saper interrompere con senso logico un brano organistico se il momento liturgico lo richiede (l'organista accompagna il rito e non viceversa); · Improvvisare l'accompagnamento alla melodia di un canto; · Saper intonare un canto dall'organo (un po' come scriveva Frescobaldi: "con obbligo di cantare la quinta parte senza toccarla"). Organista e assemblea Caratteristica peculiare dell'organo è la capacità di tenuta del suono, che nei secoli ne ha fatto insostituibile aiuto all'accompagnamento del canto. Questo servizio, apparentemente semplice, è svolto con metodologie molto differenti: si va da chi conosce sommariamente le sigle dei principali accordi, a chi scrive di suo pugno complesse partiture, preludi e interludi. In generale è necessario, ma non sufficiente, che l'accompagnamento di un canto, di un ritornello, di un versetto, sia un adeguato sostegno armonico alla melodia. Un buon accompagnamento dovrà allo stesso tempo sostenere l'armonia, essere di ausilio all'assemblea per la melodia e l'andamento del brano, “suggerire” l'attacco successivo, “respirare” insieme al fraseggio. Tuttavia l'apporto dell'organo è ancor più utile se si considera la vastità di risorse dinamiche e timbriche che mette a disposizione: un accompagnamento troppo esile renderà difficoltoso, per l'assemblea o il coro, mantenere intonazione e tempo, mentre un accompagnamento di eccessiva potenza sonora (ripieni e ance) finirebbe con l'annullare ogni altra fonte di emissione di suono nell'ambiente. L'esperienza di ciascun organista e la sua familiarità con lo strumento e l'ambiente dovrebbero suggerire i limiti dinamici entro i quali muoversi. L'uso del pedale, anche solo in raddoppio alla parte più grave della mano sinistra, sarà inoltre ulteriormente funzionale al sostegno dell'armonia, soprattutto in ambienti vasti, con adeguati registri da 16 e 8 piedi, e l'unione alle tastiere. Il “passo successivo” a questi semplici cenni è un utilizzo più “creativo” di queste grandi potenzialità, sulla base della collocazione di un brano, o della sua struttura o del tempo liturgico. Senza fatica si può individuare infatti la differenza tra un Kyrie e un Gloria, che può essere adeguatamente espressa con un uso intelligente dei registri, dalle sfumature discrete dei Flauti alle sonorità vivaci di armonici più acuti, alle mutazioni, o, se l'occasione lo giustifica, le ance, per dichiarare la gloria di Dio e la sua maestà. La minore o maggiore presenza di comandi a disposizione dell'esecutore ("combinazioni" o altri artifizi, presenza di più tastiere) sarà chiaramente di grande ausilio, oltre che di stimolo. La presenza, inoltre, nel repertorio liturgico, di molti brani in forma responsoriale, o che alternano ritornello e strofa, suggerisce l'alternanza di almeno due sonorità distinte (utilizzando anche le tastiere a disposizione). La presenza poi di diversi solisti potrebbe stimolare ulteriormente l'organista ad operare piccole variazioni timbriche. Questo è chiaramente da rapportare al tipo di strumento che si viene ad usare: i piccoli organi positivi con ottava corta, gli ottocenteschi più o meno variamente “riformati”, i “ceciliani” ricchi di fondi e viole, i recenti strumenti più eclettici, oppure le copie di organi antichi, fino agli elettronici. Organista solista Prima della Riforma Liturgica del Vaticano II, il ruolo dell'organista era ben definito e preciso: egli aveva essenzialmente il compito di accompagnare i vari riti liturgici, quasi esclusivamente col suono dell'organo. Un preludio solenne e maestoso all'ingresso, un brano all'offertorio, una dolce melodia alla consacrazione, una canzoncina alla comunione, un postludio o una toccata come finale. L'organista metteva in mostra tutta la sua bravura, ed in tanti erano attratti da quelle musiche, quasi sempre composte da autori famosi e conosciuti. Ricordo che in Seminario (circa 30 anni fa), c'era il senso di attesa nelle gradi feste, perché si aspettava di sentir suonare come brano finale qualcuno dei pezzi più conosciuti di Bach, o di altri musicisti. E la gioia era tanta, quando si ascoltava la Toccata e Fuga di Bach, il giorno di Pasqua. Oggi invece, dopo la Riforma Liturgica, l'organista svolge un ruolo più umile e discreto, ma un ruolo essenzialmente liturgico; un servizio che lo pone all'interno della celebrazione come soggetto attivo e non come “suonatore di professione”. Come può e deve intervenire oggi, l'organista durante una celebrazione? PRELUDIARE, PREPARARE, DARE INIZIO Quando l'assemblea si raccoglie in chiesa, l'organista può aiutare e orientare tale raccoglimento; può intervenire con l'organo, esplicitando il senso della festa e del mistero che si celebra. Dà inizio alla processione del celebrante con un segnale di attenzione che deve introdurre il canto. Qual è il repertorio più adatto? A seconda dei tempi liturgici, può attingere ad una vasta letteratura organistica: per esempio una Pastorale per il Natale, un commento al Veni Creator per il giorno di Pentecoste, un corale di Bach per una festa ordinaria, ecc. INTERLUDIARE E ALTERNARE Specialmente nei canti processionali, che richiedono molte strofe, l'organista può alternarsi con il coro o l'assemblea. Qui è richiesta una dote fondamentale per l'organista: l'improvvisazione. L'organista è obbligato a improvvisare, prendendo spunto dal canto che si sta eseguendo, non può invece suonare musica libera o d'autore. Deve improvvisare, rimanendo nello stile del canto, con lo stesso tempo del canto, con le stesse sonorità del canto. CREARE MUSICA DI SOTTOFONDO Per collegare un momento all'altro, nei momenti di passaggio, a volte per attutire i rumori di fondo, l'organista può creare musica di sottofondo. Non si può parlare di brano musicale in senso stretto, sono soltanto accordi tenuti, che si concatenano l'uno all'altro, con una sonorità dolce e profonda. Poche note, poco suono, poco ritmo: una musicalità immobile. Tale suono, come un tappeto sonoro, crea le condizioni per orientare l'attenzione, per far scendere in profondità la Parola, per sostenere una preghiera silenziosa, per creare un clima di raccoglimento e di contemplazione. Un organista distratto, assente, lontano, non potrà mai improvvisare musica. Quali sono i momenti in cui è possibile utilizzare tale fondo sonoro? · Quando le strofe del salmo responsoriale vengono lette e si canta solo il ritornello; · Subito dopo l'omelia, se lo si ritiene opportuno e significativo. È invece proibito il suono dell'organo come sottofondo durante la Preghiera eucaristica, in quanto le parole del celebrante non devono essere coperte, e l'attenzione dei fedeli non deve essere distolta dall'altare. Certamente è abuso di minore gravità un adagio eseguito alla consacrazione con un “bordone da 8” in cassa chiusa rispetto a tanti “teatrini” cui si assiste in altri momenti della celebrazione, ma si presuppone che un buon organista dia primaria importanza alle norme che anche i sacerdoti celebranti dovrebbero conoscere e rispettare. Interludio: l'organista nei matrimoni II servizio che l'organista presta a tale celebrazione, spesso è fonte di critiche, di malumori, di interventi disciplinari, di polemiche infinite. Quali brani eseguire, quando eseguirli, quando suonare, come comportarsi con le Ave Maria, (e i cantanti dove li mettiamo?), quali devono essere le tariffe, e si può suonare insieme ad un violinista, e può intervenire anche un complesso da camera (i soldi ci sono e la sposa vuol far parlare di sé): sono alcune delle questioni più spinose del “problema matrimoni”. Mi preme evidenziare alcune considerazioni basilari: · i problemi celebrativi del matrimonio non si risolvono affrontando la questione musica ed organo, ma hanno delle radici e delle cause ben più lontane e importanti; · il problema fondamentale durante la celebrazione dei matrimoni, è quasi sempre, l'assenza di una comunità di cristiani credenti e praticanti; · si crea una assemblea di curiosi e di spettatori assenti e svagati; · il problema grave e difficile va affrontato partendo da una buona preparazione e catechesi non soltanto degli sposi, ma anche di tutti gli invitati; · va inoltre detto, senza paura, che non pochi matrimoni non andrebbero celebrati ma rimandati, dopo una opportuna ed adeguata preparazione umana, cristiana, e celebrativa. Detto questo però, alcune precisazioni e osservazioni sono utili per l'organista che vuoi svolgere il proprio servizio con serietà. Qual è il repertorio organistico adatto alla celebrazione del matrimonio? Innanzitutto, accompagnare i canti rituali (Salmo responsoriale, Alleluia, Santo, Agnello di Dio); poi intervenire con alcuni brani strumentali adatti. Come comportarsi con i brani ormai entrati nel repertorio comune di tutti gli organisti: marce nuziali, Ave Maria, adagi vari? Tenendo presente i regolamenti diocesani innanzitutto, e con molta concretezza e larghezza di vedute. Ormai le marcie nuziali sono diventate segnali sonori del matrimonio, eliminarle sarebbe una stupidità. Fra l'altro, provate a sostituire con un altro brano la marcia nuziale, e vi accorgerete della estrema difficoltà di trovarne un altro adatto (a accettato dagli sposi) ad esprimere tutta la festa e la gioia di quel giorno. Quindi è inutile fare battaglie perse in partenza; certo sarebbe bello suonare corali di Bach, o alcuni brani di C. Franck, o brani della scuola organistica italiana, ma occorre una assemblea di competenti per gustare tale musica. Come comportarsi invece con brani profani, canzonette dei Beatles e varie altre canzoni famose adattate all'organo? Far capire che sono degli adattamenti per l'organo, che funzionerebbero male, che sono brani adatti alla sala e non in chiesa, e che quindi è bene ascoltarli in sala da ricevimento. Quale deve essere il compenso dell'organista? Adeguato alla sua funzione e alla sua preparazione musicale: considerare che è un professionista che impegna la mattinata (o il pomeriggio) per rendere la celebrazione più solenne e festosa, che per tanti musicisti è l'unico introito per sostenere le spese per spartiti, corsi, convegni, incontri; si spendono spesso palate di soldi per organizzare la festa e quindi non è la spesa dell'organista che farà lievitare i costi (fate finta di invitarlo al pranzo di nozze; confrontate il suo compenso con il compenso di un qualsiasi animatore musicale chiamato per la sala da ricevimento). Una sola parola conclusiva su questo spinoso problema: come organisti, impegniamoci a svolgere al meglio il nostro servizio liturgico, ma i pastori e i responsabili si impegnino dal canto loro a risolvere il problema alle radici, affrontandolo sotto l'aspetto ecclesiale, pastorale e celebrativo. Le conoscenze liturgiche dell'organista L'organista deve avere familiarità con i riti che si celebrano, con i testi sacri che è chiamato spesso a commentare con la musica, deve essere in grado di collaborare consapevolmente con gli altri responsabili all'intera regìa della celebrazione. Oggi è richiesta, molto più che nel passato, una competenza fondata sul giusto equilibrio tra arte musicale e arte del celebrare: "Chi desidera lo spettacolo non viene a cercarlo in chiesa. In chiesa ci si aspetta di trovare dei segni semplici, senza pretese, ma di trasparente bellezza: trasparenza divina. Segni particolari e vissuti, che non sono eseguiti da attori, ma da credenti che si lasciano coinvolgere per creare la festa intorno al Risorto" (M. Magrassi, Cristo risorto festa dell'uomo, 1981). L'organista, come scritto in altri capitoli di questo quaderno, partecipa sia all'équipe di animazione liturgica per la progettazione della celebrazione, per la scelta dei canti, sia alla fase più operativa: prove di canto con il coro, con il salmista, con l'animatore musicale. Le competenze liturgiche aiutano l'organista ad evitare scelte di canti "casuali" o "anonime", se non addirittura sbagliate. Per questo motivo continuo ad insistere perché sia ampliato e approfondito l'aspetto liturgico nel piano di studi di una scuola diocesana di musica. Conoscere le differenze tra "inno" e "antifona", tra "acclamazione" e "recitativo" permetterà all'organista di scegliere, ad esempio, i registri più adeguati per accompagnare al meglio il canto nei vari momenti che la liturgia prevede. E, da ultimo, una buona competenza liturgica permetterà all'organista di allestire programmi di "concerti spirituali" per i vari tempi liturgici in modo corretto e consapevole. Conclusione... “Una parola conclusiva rivolta a te, organista liturgico. Dalla lettura di questi brevi appunti, avrai compreso l'urgenza di adeguare e perfezionare sempre più la tua preparazione musicale. Se scegli di svolgere questo servizio musicale a favore della comunità, occorre avere passione, volontà, gioia. Devi trovare in te un sano desiderio di far fruttificare i talenti che il Signore ti ha donato: usali per il bene della tua comunità. Come? Con lo studio, frequentando corsi di aggiornamento, comprando e leggendo riviste, spartiti, CD, libri, andando a sentire concerti d'organo; insomma tutto serve per la tua preparazione. Cerca anche di superare gli eventuali contrasti con animatori, responsabili, presbiteri, dai tempo agli altri di maturare e scoprire quelle realtà che tu già hai compreso e vivi. Non ritenere che tutti debbano dare all'organo la stessa importanza che gli dai tu! Voglio salutarti con la spiritualità del poeta Gibran: “La musica vera è quella che rimane nell'orecchio di chi l'ascolta, dopo che il cantore ha terminato il suo canto, e quando lo strumentista ha finito di toccare le corde”. Postludio “Se passi davanti a una chiesa e senti suonare un organo, entra e mettiti a ascoltare. Se poi hai fortuna tu stesso di metterti seduto ad un organo, prova la tastiera con le tue piccole dita e rimarrai stupito dinanzi a quell'immane potenza musicale. Non perdere l'occasione di esercitarti sull'organo: non c'è strumento che sappia vendicarsi con tanta prontezza di tutto quello che può esserci di impuro e impreciso sia nella musica stessa sia nel modo di eseguirla”. Robert Schumann, Regole di vita musicale (1845) “Nelle mie passeggiate per la città avevo udito due o tre volte suonare l'organo in una chiesetta della periferia, ma non mi ero soffermato. Passando un'altra volta da quelle parti, udii di nuovo quel suono e ravvisai una musica di Bach. Trovai la porta chiusa, e siccome la strada era deserta, mi sedetti accanto alla chiesa, su un paracarro, e avvolto nel mantello stetti ad ascoltare. Era un organo non grande ma buono, e chi suonava esprimeva in modo singolare e molto personale una volontà e una costanza che parevano una preghiera. Ebbi l'impressione che l'esecutore doveva sapere quale tesoro fosse racchiuso in quella musica e stava facendo ogni sforzo per scavare quel tesoro come ne andasse della sua vita. In quanto a tecnica, io non so molto di musica, ma fin da bambino ho capito istintivamente quell'impressione dell'anima e ho sentito dentro di me la musica come una cosa ovvia. [...] Quando mi sentivo depresso, pregavo [l'organista] di suonare la passacaglia del vecchio Buxtehude. Nella chiesa buia stavo ad ascoltare quella musica strana, fervida e fonda, in ascolto di se stessa, e ogni volta era per me un beneficio e mi rendeva maggiormente disposto a dar ragione alle voci dell'anima”. Hermann Hesse, Demian [articolo pubblicato sul periodico «Incontrarsi. Informazioni e proposte del Centro di Liturgia e della Commissione diocesana di Musica Sacra», maggio 2010, n. 31, pp. 11-26; a cura della Commissione diocesana di Musica Sacra di Lugano] [In questo video Paolo BOTTINI interpreta l'integrale della raccolta di brani su temi di canti liturgici "Piccolo libro d'organo" di p. Armando PIERUCCI] *** QUI IN CALCE GLI UTENTI ISCRITTI AL PRESENTE SITO Come si usano i registri dell'organo?I registri sono generalmente azionati dalla consolle dell'organista, attraverso appositi comandi meccanici (tiranti o manette ad incastro) o elettrici (placchette a bilico o pulsanti). Questi comandi possono essere disposti a lato della tastiera, sopra di essa, sotto i tasti o a portata di piede.
Come funzionano gli organi?Strumento musicale ad aria, costituito da una serie di canne in cui viene immessa, per mezzo di un mantice o altro meccanismo, aria che le fa vibrare, con un'emissione di suoni regolata da tastiere e pedaliera; attraverso il somiere (una cassa di legno) l'aria trova un regolato adito alle canne (v. fig.).
Come si impara a suonare l'organo?Molte scuole hanno programmi universitari di organo. Il modo migliore, in ogni caso, è quello di contattare un gruppo locale di organisti. Se si sceglie di parlare con un organista di chiesa, assicurati che sia ben qualificato per insegnare. Ci sono alcuni libri che insegnano a suonare rapidamente la tastiera.
Quante possono essere le tastiere dell'organo?Un tipico manuale d'organo è formato da cinque ottave, cioè da 61 tasti. La tastiera di un pianoforte, al contrario, ha normalmente 88 tasti; alcuni pianoforti elettrici e digitali hanno meno tasti, da 61 a 73.
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