Esperimenti scientifici da fare in casa le scienze pdf

Non è mai troppo presto per avvicinare dei bambini alla scienza. O, meglio: per dimostrare loro che il mondo non è sempre come appare a prima vista. Anche perché i bimbi, affascinati dalla magia e dagli effetti speciali, sembrano non vedere l’ora di smentire continuamente quanto hanno appena appreso. Non sono come noi adulti, rigidi e inamovibili nelle nostre convinzioni: sono aperti al cambiamento perché il loro mondo cognitivo non è ancora cristallizzato.

Per questo motivo, illustrare allora alcuni esperimenti che vanno contro il senso comune può avere un effetto straordinario. E, anche se spiegare i fenomeni fisici o chimici che stanno dietro agli esperimenti non è sempre facile, il fascino dei vostri prodigi scientifici vi renderà all’improvviso simile a un Houdini moderno.

Se volete incuriosire i vostri ragazzi e allo stesso tempo far loro capire che lo studio della scienza non è noioso, eccovi allora sette esperimenti molto semplici che potrete realizzare in casa, senza particolari strumenti. Ma che lasceranno un segno sul vostro piccolo pubblico.

  • 1. La carta sul bicchiere d’acqua
    • Lasciare i bambini a bocca aperta con la pressione
  • 2. Pagine del libro intrecciate
    • Come provocare l’attrito
  • 3. Tappo della Bic dentro alla bottiglietta
    • Il diavoletto di Cartesio
  • 4. Ghiaccio da pescare
  • 5. La barca a sapone
    • Un surfactante all’opera
  • Altri 2 esperimenti per bambini, oltre ai 5 già segnalati
    • Il palloncino che non scoppia
    • L’uovo che rimbalza
  • E voi, quale esperimento scientifico per bambini preferite?
    • Conosci altri esperimenti per bambini? Segnalaceli nei commenti qui sotto.

1. La carta sul bicchiere d’acqua

A proposito di magia, il primo esperimento della nostra lista lo trovate più facilmente nell’armamentario dei maghi di provincia che non nei libri di scienze.

Ed in effetti qualcosa di magico e stupefacente, in questa piccola esperienza, c’è davvero. Qui di seguito trovate un video che ne illustra bene i principi fisici, ma spieghiamone anche a parole il funzionamento.

Si prende una bottiglia d’acqua o anche, più semplicemente, un bicchiere (meglio se di vetro). Vi si mette dentro dell’acqua, riempiendo più o meno per tre quarti il contenitore, dopodiché ci si appoggia sopra una carta o un altro pezzo di cartone (l’importante è che sia impermeabile), premendolo bene in modo che non passi aria.

A questo punto si gira rapidamente il contenitore tenendoci sempre la carta appoggiata. Quando toglierete la mano dalla carta vi accorgerete che la carta stessa rimane sospesa e attaccata al bicchiere, nonostante la forza di gravità.

Lasciare i bambini a bocca aperta con la pressione

I bambini vi guarderanno stupefatti. Tutti loro – come d’altronde anche noi – si aspettano in genere che rovesciando il bicchiere la carta e l’acqua cadano, come succede quando travasiamo i liquidi da un contenitore all’altro.

Ma come mai avviene il contrario? Non si tratta, ovviamente, di magia, ma di pura e semplice fisica. L’esperimento infatti vi può aiutare a spiegare il ruolo della pressione atmosferica.

Quando il bicchiere è capovolto, sulla carta agisce la normale pressione atmosferica, che va in questo caso dal basso verso l’alto (perché l’aria sta solo al di sotto della carta, visto che sopra c’è l’acqua). Dall’altro lato, c’è appunto il peso dell’acqua, sulla quale tra l’altro l’aria rimanente dentro al bicchiere esercita un’altra pressione.

Ora, visto che la forza derivante dalla pressione atmosferica sulla carta – dal basso verso l’alto – non è inferiore alla somma della forza peso dell’acqua e della pressione dell’aria all’interno del bicchiere, la carta rimane incollata.

In un processo che è simile a quello delle ventose. Fino a quando, almeno, non facciamo passare una bava d’aria tra la carta stessa e l’acqua.

2. Pagine del libro intrecciate

Il secondo dei nostri esperimenti tira in ballo invece l’attrito, un altro elemento che spesso nella vita di tutti i giorni non consideriamo o diamo per scontato.

Anche in questo caso abbiamo trovato una dimostrazione video – che potete vedere in fondo a questa spiegazione – realizzata da alcuni simpatici studenti di ingegneria, che poi si prodigano in calcoli e spiegazioni. Noi cerchiamo comunque di farvi capire il procedimento anche a parole.

Innanzitutto vi servono due libri piuttosto corposi, come ad esempio due libri di testo delle superiori o, meglio ancora, due elenchi telefonici. Dovrete in un primo momento appoggiarli uno sopra all’altro, e chiedere a uno dei bambini presenti di dividerli: impresa banale e semplicissima.

A questo punto, però, spiegherete che avete un metodo per rendere quella stessa operazione impossibile.

Come provocare l’attrito

Detto questo, inizierete ad “intrecciare” le pagine dei due libri. In buona sostanza, dovrete mettere i volumi uno di fianco all’altro, e sovrapporre una pagina di un libro a una di un altro, per poi aggiungere un’altra pagina del primo libro e poi ancora un’altra del secondo e così via.

In pratica i due libri finiranno per avere le pagine sovrapposte l’uno all’altro, una alla volta.


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A questo punto dovrete chiedere di nuovo al bambino dell’inizio di dividere i due volumi. Gli risulterà impossibile. Chiederete anche ad altri di provarci, con tutte le loro forze, ma nulla cambierà.

L’attrito che ogni pagina esercita sull’altra, infatti, in questo caso si somma, rendendo praticamente impossibile a forza umana lo scivolamento di un libro sull’altro.

3. Tappo della Bic dentro alla bottiglietta

Si chiama ludione o, più comunemente, diavoletto di Cartesio. Si tratta di un piccolo strumento (nella forma simile, appunto, a un diavoletto) che viene usato per misurare la pressione dei liquidi e che la tradizione vuole sia stato inventato proprio da Cartesio, il celebre filosofo e matematico.

Anche se in realtà gli studi hanno dimostrato che a crearlo, nel 1648, fu l’italiano Raffaello Magiotti.

Di “diavoletti” in vetro se ne trovano in commercio, ma per stupire i bambini basta anche un normale tappo di penna Bic. A cui magari sarà opportuno aggiungere un piccolo peso (basta anche una graffetta) per fare in modo che nell’acqua stia in posizione verticale e non orizzontale.

Il procedimento è il seguente: si prende una bottiglietta di plastica e la si riempie quasi del tutto di acqua. Al suo interno si pone poi il tappo della penna, in posizione verticale, in modo che all’interno del tappo vi sia dell’acqua ma rimanga anche dell’aria.

Il diavoletto di Cartesio

Una volta chiusa la bottiglietta, si mostrerà ai ragazzi che una leggera pressione sulle pareti della stessa fa scendere il diavoletto, mentre il rilascio delle pareti lo fa tornare al punto di partenza.

La spiegazione fisica è che schiacciando la bottiglietta si aumenta la pressione del liquido, che quindi entra maggiormente nel tappo della penna comprimendo l’aria che vi era sulla punta. In questo modo il peso del tappo e dell’aria al suo interno rimane invariato, ma ne diminuisce il volume e quindi anche la spinta verso l’alto, e per questo il tappo affonda.

4. Ghiaccio da pescare

Usiamo ancora l’acqua per gli ultimi due esperimenti della nostra lista. Nel primo, anzi, oltre all’acqua abbiamo bisogno anche di alcuni cubetti di ghiaccio – che sarà bene preparare per tempo – e uno spago. Prendete un bicchiere e riempitelo di acqua molto fredda.

Inseriteci poi dentro tre o quattro cubetti di ghiaccio. A questo punto, prendete uno spago e immergetelo nel bicchiere, facendo vedere ai bimbi che lo spago tocca i cubetti ma non vi rimane attaccato.

Prendete quindi del normale sale da cucina e spargetelo sopra al cubetto o ai cubetti più superficiali. Appoggiateci quindi sopra lo spago e attendete qualche minuto. Vedrete che quando proverete a tirare di nuovo fuori lo spago, questa volta il filo trascinerà con sé anche i cubetti a cui era appoggiato, come se li avesse pescati.

Anche in questo caso c’è una semplice spiegazione fisica. Il sale, infatti, abbassa la temperatura di congelamento del ghiaccio e quindi quando lo si sparge sopra ai cubetti tende a scioglierli, almeno in superficie. Quando poi questi ricongelano, “catturano” lo spago all’interno del cubetto stesso, che quindi vi rimane attaccato.

5. La barca a sapone

Per il quinto esperimento abbiamo bisogno di una vasca d’acqua relativamente ampia, dove possa essere organizzata una specie di “corsa”, se così vogliamo chiamarla. L’elemento chiave dell’esperimento è il sapone, per via delle sue proprietà tensioattive.

Come già sapeva Plinio il Vecchio, il prodotto che noi usiamo per lavarci le mani ha infatti la capacità di abbassare la tensione superficiale dei liquidi, agevolando la miscibilità di sostanze tra loro diverse.

Per quello che riguarda il nostro esperimento, questa proprietà può essere molto utile per generare del movimento apparentemente dal nulla. Nella versione più semplice dell’esperienza, basta creare una barchetta di carta (impermeabile) e porla sull’acqua.


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Dopo essersi messi un po’ di sapone liquido sul dito, lo si immergerà nell’acqua subito prima della barchetta, e immediatamente la si vedrà partire per allontanarsi dal dito.

Un surfactante all’opera

Ancora più efficace – almeno dal punto di vista scenico – è però la seconda versione dell’esperimento. Si costruisce una sagoma di barca con un pezzo di cartoncino leggero e poi con un cotton fioc o con un pennellino se ne bagna di sapone l’estremità posteriore, in modo che tocchi l’acqua. La barchetta partirà a tutta velocità.

Altri 2 esperimenti per bambini, oltre ai 5 già segnalati

Avete già provato tutti e cinque gli esperimenti che vi abbiamo proposto finora? In fondo, se avete dei bambini abbastanza curiosi può darsi, in effetti, che cinque soli suggerimenti non bastino. Se questo è il caso, però, non disperate.

Nelle righe che seguono troverete due ulteriori esperimenti che potrete proporre ai vostri piccoli scienziati. In entrambi i casi si tratta di esperienze molto semplici, che si possono effettuare con le cose che si trovano in qualsiasi cucina, ma allo stesso tempo anche di buon effetto. Eccoli.

Il palloncino che non scoppia

Partiamo dai palloncini. Come sapete, quando si hanno dei bambini per casa un palloncino è un gioco sempre presente, perché costano poco, sono facili da ricreare quando scoppiano (basta avere un po’ di fiato) e intrattengono a lungo.

Nelle feste di compleanno, poi, di palloncini ce ne sono davvero un’infinità. Per questo l’esperimento che vi proponiamo ora potrebbe essere una buona risorsa quando una festa ha perso il suo mordente e i bambini cominciano ad annoiarsi: questo esperimento, probabilmente, li ridesterà.

Per metterlo in atto, come si vede anche nel video che vi proponiamo qui di seguito, non serve granché. Bastano alcuni palloncini di medie dimensioni ancora da gonfiare, una candela, un accendino e una brocca (o una bottiglia) d’acqua.

Per prima cosa, gonfiate normalmente un palloncino. Una volta che l’avete preparato e chiuso, accendete la candela, tenendo ben distanti i bambini e mostrate loro che quando si avvicina il palloncino alla fiamma e lo si appoggia sul fuoco, questo scoppia.

Dopodiché prendete un altro palloncino, ma prima di gonfiarlo versateci dentro un po’ d’acqua. Dopodiché usate il vostro fiato per riportarlo alle dimensioni del palloncino precedente. Avvicinate poi di nuovo il palloncino alla fiamma, lentamente: i bambini noteranno che questa volta il pallone non scoppia, nonostante la fiamma tocchi la gomma.

Il motivo di questo strano comportamento è che l’acqua poggiata sul fondo del palloncino ha una grande capacità termica, cioè assorbe il calore della fiamma di più di quanto non faccia la gomma. Così l’acqua e la gomma si scaldano, ovviamente, ma con una velocità ben minore di quando la gomma è da sola contro il fuoco.

L’uovo che rimbalza

L’ultimo esperimento del nostro elenco è meglio condurlo in una cucina, perché ci si può un po’ sporcare. Per metterlo in atto bisogna avere un uovo intero, un contenitore abbastanza grande per contenere l’uovo e un liquido e un bel po’ di aceto.

Per prima cosa bisogna riporre l’uovo nel contenitore e poi versarvi sopra l’aceto, in modo che l’uovo vi sia completamente immerso. Subito si noterà che sul bordo del guscio dell’uovo cominceranno a comparire piccole bollicine e prenderà avvio una strana reazione.

Non bisogna però avere fretta. Perché l’esperimento abbia successo, infatti, è necessario che l’uovo immerso nell’aceto rimanga in quella posizione per almeno 24 ore. Pertanto, riponete il contenitore in un luogo sicuro e mettetevi a fare dell’altro.

Il giorno successivo rimettete sul tavolo il vostro contenitore ed estraete l’uovo. Dopo averlo ripulito degli ultimi residui di aceto sotto un po’ d’acqua corrente, vi accorgerete che l’uovo sarà notevolmente cambiato. Ora il suo guscio non sarà più duro ma molle, quasi gommoso.

Anzi, potrete addirittura cominciare a giochicchiare con l’uovo stesso, visto che la sua forma si adatterà alle vostre dita se effettuerete una leggera pressione, e riuscirà addirittura a rimbalzare se lo farete cadere da piccole altezze.

Nelle 24 ore precedenti, infatti, l’aceto avrà sostanzialmente sciolto i sali minerali presenti nel guscio dell’uovo, lasciando una membrana molto elastica e quasi trasparente. Se infatti si metterà l’uovo in controluce, vi si potrà scorgere facilmente l’interno, che non sarà stato alterato dalla reazione chimica.

E voi, quale esperimento scientifico per bambini preferite?

Conosci altri esperimenti per bambini? Segnalaceli nei commenti qui sotto.

Quando si fa un esperimento scientifico bisogna?

Innanzitutto è necessario aver chiaro l'obiettivo da perseguire. Tale obiettivo si raggiunge specificando l'ipotesi che si intende verificare. In seconda fase è necessario individuare le conseguenze dell'ipotesi in ambito osservazionale. In questa fase si devono scegliere le variabili da misurare.

A cosa servono gli esperimenti scientifici?

Gli esperimenti sono attività pratiche che servono: 2) servono a confermare o smentire le nostre ipotesi; 3) servono a confrontare i risultati di esperimenti diversi, a confrontare risultati di esperiementi uguali ripetuti in tempi diversi; 4) servono a scoprire le uguaglianze o le differenze tra fenomeni diversi.

Perché non si riesce a far cambiare forma a un bicchiere di vetro senza romperlo?

Ci sono due fattori da considerare: il primo è che quando un vetro si forma è leggermente più debole in alcuni suoi punti rispetto ad altri. In questo senso, le bande sono in parte programmate all'interno del vetro. L'altro fattore è l'elemento di casualità.

Come si spiega un esperimento?

E' un elaborato tecnico che spiega perché è stato eseguito quell'esperimento, cioè indica lo scopo dell'esperienza e gli obiettivi che, con la sua esecuzione, ci si è proposti di raggiungere. La relazione deve chiarire perché l'esperimento è stato eseguito in quel modo, cioè occorre chiarire la logica dell'esperimento.