Aloe vera si può mettere nelle parti intime

Introduzione

Cristoforo Colombo nel suo diario di bordo, durante la rotta verso il Nuovo Mondo, scriveva così: “Todo està bien, hay Aloe a bordo” (Va tutto bene, ho l’Aloe a bordo), riassumendo in poche parole la fiducia per un rimedio considerato conosciuto sin dall’antichità ed evidentemente considerato efficace.

L’Aloe dal punto di vista botanico appartiene alla famiglia delle liliacee (Aloacee), la stessa di aglio e cipolla, per intenderci. È chiamata anche Giglio del deserto e cresce spontaneamente in Sudafrica, Sudamerica e nelle regioni mediterranee. La grande capacità di trattenere acqua al proprio interno la rende resistente anche ai climi più aridi e caldi. È presente in almeno 350 varietà, ma le più note in campo terapeutico e cosmetico sono

  • la Barbadensis Miller (o Aloe Vera, la più conosciuta e utilizzata),
  • l’Arborescens (più ricca in principi attivi rispetto all’Arborescens)
  • e la Chinensis (la meno diffusa, originaria della Cina)

Il suo nome deriva dal greco Als,alos, che significa “acqua marina,sale”, per via del suo sapore salato, tanto amaro che le donne Maya usavano strofinarlo sul seno per accelerare lo svezzamento dei loro bimbi.

Aloe vera si può mettere nelle parti intime

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Aloe vietato in Italia?

Con il Regolamento pubblicato l’8 aprile la Commissione Europea ha vietato la vendita di preparati contenenti derivati dell’idrossiantracene, tra cui proprio alcune formulazioni di Aloe, recependo di fatto le preoccupazioni espresse nel 2018 dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare).

Il divieto nasce dal principio di precauzione applicato al rapporto rischio beneficio della sostanza: non sussistono evidenze di beneficio tali da giustificare l’utilizzo della sostanza (storicamente assunta come lassativo), a fronte del possibile rischio cancerogeno della stessa a prescindere dalla dose assunta.

Fatta questa importante premessa è doveroso sottolineare come ad essere vietati non siano le preparazioni a base di aloe in toto, ma solo quelle contenenti le sostanze indicate (le preparazioni ottenute esclusivamente dalla parte interna della foglia dell’aloe, ovvero dal gel, non dovrebbero essere interessate dal provvedimento).

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Aloe nella tradizione

I primi riferimenti all’Aloe risalgono addirittura a 6000 anni fa, nell’antico Egitto, dove troviamo incisioni su pietra con raffigurazioni della pianta.

Presso i faraoni, poi, l’Aloe era considerata la pianta dell’immortalità: veniva coltivata intorno alle piramidi e lungo la strada che portava alla Valle dei Re e costituiva uno dei doni che accompagnavano la cerimonia funebre del faraone per il suo ingresso nel regno dei morti.

Il Papiro di Ebers, datato 1550 a.C., ritrovato nella tomba di Amenofi III, ne documenta le proprietà antinfiammatorie e lenitive: si tratta di un vero e proprio formulario contenente più di 800 preparazioni di origine vegetale e minerale, tra cui figura appunto anche l’Aloe. In realtà esiste un reperto ancora più antico, una tavoletta dei Sumeri risalente al 2200 a.C., considerato il primo documento storico in cui compare l’Aloe come rimedio terapeutico.

Cleopatra e Nefertiti pare la usassero come elisir di bellezza, per le sue proprietà idratanti ed emollienti (famosa è la narrazione giunta fino a noi dei bagni in latte d’asina e succo di aloe).

In Egitto se ne conosceva anche l’uso come lassativo negli enteroclismi.

Nella Grecia antica troviamo testimonianze da parte di Ippocrate (IV sec a. C.), il padre della medicina: nei suoi scritti descriveva l’Aloe come una pianta dalle mille virtù, capace di arrestare la caduta dei capelli e di dare sollievo per dolori di stomaco e intestinali.

Nell’antica Roma l’Aloe veniva usata come rimedio esterno per ferite e ustioni (Dioscoride, I sec.a.C., medico e farmacista vissuto ai tempi di Nerone, la descrive nel suo De Materia Medica) oppure ad uso interno come lassativo (Plinio il Vecchio, Naturalis historia).

Nella medicina Tradizionale Cinese viene chiamata “Rimedio dell’armonia”, “Kumari” (ossia Dea della vita) presso le popolazioni Hymalaiane, “erba santa” negli scritti dell’abate Kneipp.

L’aloe è stata di fatto conosciuta e utilizzata come rimedio terapeutico in ogni epoca, continente e cultura.

E questi sono solo alcuni esempi, all’atto pratico è difficile trovare qualsivoglia disturbo o patologia per cui l’Aloe non abbia trovato impiego nei secoli della storia umana.

Aloe nella ricerca scientifica e nella pratica clinica

La prima ricerca scientifica moderna sull’Aloe risale agli anni ‘30 dello scorso secolo: nel 1934 venne pubblicato un lavoro di due medici americani, Collins padre e figlio, riguardante l’uso del gel a base di Aloe per il trattamento di una radiodermite grave, insorta in una donna in seguito al trattamento antitumorale con radioterapia. Ebbene, i due medici avevano osservato una rapida risoluzione del prurito e delle lesioni. Una conferma dell’efficacia del trattamento arrivò qualche anno dopo, nel 1940, da parte di uno studio dell’Università della Virginia (condotto però su ratti, non su soggetti umani).

Da lì prese il via una serie di studi per verificare l’efficacia dei preparati a base di aloe in una vastissima gamma di patologie; tentiamo qui di seguito un elenco delle principali, senza pretesa di esaustività.

Uso topico (sulla pelle) dell’aloe per il trattamento di:

  • infiammazioni e dermatiti,
  • escoriazioni e ferite,
  • ulcere,
  • prurito,
  • punture di insetti,
  • ustioni lievi e scottature solari,
  • psoriasi,
  • herpes labialis, genitalis e zoster.

Uso sistemico (orale) con azione

  • antiossidante,
  • antibatterica,
  • antivirale,
  • immunomodulante (dalle malattie da raffreddamento alle malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide, fino ad arrivare all’HIV),
  • depurativa,
  • lassativa e rigeneratrice della flora batterica intestinale,
  • digestiva e protettiva della mucosa gastrica.

Il fatto che un rimedio erboristico venga utilizzato o proposto per una certa patologia, non significa però che sia realmente efficace e in questo senso l’aloe non fa eccezione.

In linea generale, sulla base dei singoli lavori sperimentali e delle meta-analisi pubblicate in decenni di ricerca, constatiamo che i risultati sono tutt’altro che conclusivi e spesso contraddittori.

  • Le ricerche più recenti sull’uso topico dell’aloe (dermatiti, ulcere, ustioni, herpes zoster) sembrano confermarne l’efficacia, anche se in taluni casi i risultati sono stati discordanti.  Accanto ad uno studio sull’efficacia dell’aloe in caso di danni cutanei causati dalla radioterapia [1], per esempio, ne troviamo altri [2,3] che invocano la necessità di ricerche più approfondite e uno addirittura in cui l’aloe ha ritardato la guarigione, peggiorando le lesioni [4].
  • Sull’uso sistemico il panorama è ancora più confuso e non ci permette ad oggi di trarre conclusioni definitive, sia per quanto riguarda l’efficacia terapeutica sia riguardo la sicurezza nell’utilizzo [5].

L’aloe cura il cancro?

Parlando di aloe non si può omettere l’argomento cancro e i famosi rimedi proposti in tal senso da padre Romano Zago, un frate brasiliano divulgatore della nota ricetta a base di

  • Aloe Arborescens,
  • miele
  • e grappa.

Leggere i suoi testi significa leggere una serie di cosiddetti “case report”, ossia casi singoli e per di più non verificabili il che, beninteso, non significa che siano falsi, bensì che non rispondono ai criteri di veridicità scientifica.

Se l’utilizzo dell’Aloe come unico rimedio nelle forme tumorali resta fortemente sconsigliato, ci sono studi interessanti sul suo utilizzo come coadiuvante delle terapie convenzionali.

Uno di questi studi è a firma italiana [6] ed è stato condotto presso l’ospedale di Monza dal dott. Lissoni e collaboratori sull’utilizzo dell’aloe in 240 pazienti con tumori solidi metastatici.

I pazienti sono stati divisi in due gruppi:

  • ad uno veniva somministrata solo la cura chemioterapica,
  • all’altro la stessa cura con Aloe in contemporanea (preparata secondo la ricetta di Zago).

Il gruppo con Aloe ha risposto in maniera più efficace alle terapie, sia in termini di controllo della progressione del tumore che di sopravvivenza, valutata fino a 3 anni dopo il trattamento. In più, cosa tutt’altro che trascurabile, la chemioterapia è stata meglio tollerata nel gruppo dell’Aloe, con effetti positivi sul dolore e sulle risposte immunitarie.

Purtroppo lo studio in questione soffre di alcuni limiti, riconosciuti dagli stessi Autori, tra cui il fatto che non sia stato condotto in doppio cieco e il numero relativamente limitato di pazienti, ma resta molto apprezzabile l’approccio scientifico al problema e la schietta e onesta disamina dei risultati, che ha portato a valutare aspetti spesso trascurati quali “la qualità di vita, almeno in termini di sollievo da astenia e stanchezza”.

È talmente grande il desiderio di trovare una formula magica per guarire i tumori, che spesso gli stessi ricercatori dimenticano di valutare aspetti come il sollievo dagli effetti collaterali della terapia, benefici che possono costituire un obiettivo altrettanto nobile e tale da giustificare l’introduzione della fitoterapia nelle corsie d’ospedale (in questo senso si parla di medicina complementare).

Controindicazioni dell’aloe

Se per uso topico l’utilizzo risulta tutto sommato sicuro (anche se si sono verificati casi di dermatite allergica in soggetti predisposti), gli effetti collaterali possibili in caso di assunzione orale possono essere seri, se non addirittura gravi. Quando il succo ottenuto frullando la foglia intera non viene depurato della frazione di antrachinoni, si possono sviluppare irritazioni gastroenteriche importanti (crampi, diarrea, vomito) e disidratazione con squilibri elettrolitici a seguito di diarrea prolungata.

Più in generale diversi autori suggeriscono cautela nel consumo orale di aloe, che a seconda delle fonti risulta controindicato principalmente in caso di:

  • infiammazione intestinale,
  • dolori addominali, coliti, diverticolite, appendicite, malattie infiammatorie intestinali (morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa),
  • occlusione intestinale,
  • gastrite,
  • diabete (per via dell’effetto ipoglicemizzante che può sommarsi a quello dei farmaci, abbassando eccessivamente i livelli di glucosio).

Se ne sconsiglia altresì l’uso

  • in gravidanza, per via della stimolazione contrattile sulla muscolatura liscia uterina (e conseguente rischio di aborto o parto prematuro),
  • allattamento, poiché l’aloe passa nel latte materno, rendendolo amaro e provocando possibili effetti collaterali anche nel neonato,
  • durante la mestruazione, perché può aumentarne il flusso,
  • nei bambini al di sotto dei 12 anni, in via prudenziale.

Interazioni con cibi e farmaci

Purtroppo, anche in questo ambito, la letteratura è tutt’altro che definitiva, riportando segnalazioni di interazioni che in alcuni casi sono limitate solo a specifiche formulazioni farmaceutiche (lattice, foglia, estratto non depurato dagli antrachinoni, gel, succo,  …) ed è quindi difficile stilare un elenco sistematico delle diverse casistiche.

Per via dell’effetto lassativo, il succo di aloe non depurato della frazione antrachinonica può interferire con l’assorbimento dei farmaci, per questo si consiglia di chiedere sempre il parere al proprio medico o farmacista di fiducia prima di associarlo a medicinali.

Le principali interferenze accertate dell’aloe assunto per via sistemica sono:

  • cortisonici,
  • glicosidi cardiotonici,
  • diuretici tiazidici,

per via della possibile perdita di potassio e conseguente ipokaliemia.

Come punti di partenza per approfondire questi temi si segnala la pagina dedicata alla pianta dalla Mayo Clinic.

Per approfondire: cosa contiene l’Aloe?

La parte della pianta usata come rimedio fitoterapico è il succo concentrato, della consistenza di un gel, ottenuto per incisione ed estrazione dalle foglie.

Il gel è formato per il 97% da acqua e per il restante 3% da principi attivi (almeno 160), raggruppabili in 3 macro gruppi:

  • zuccheri complessi (glucomannani), tra cui spicca l’acemannano, dotato di proprietà immunostimolanti,
  • antrachinoni, presenti soprattutto nella buccia e responsabili dell’azione fortemente lassativa,
  • micronutrienti (sali minerali, vitamine, amminoacidi, enzimi, saponine e lignine) con azione antinfiammatoria, analgesica, antimicotica e antiossidante.

I glucomannani sono polisaccaridi di glucosio e mannosio, che, nella pianta, assolvono alla funzione di trattenere acqua. La loro presenza conferisce al succo di Aloe proprietà idratanti e gastroprotettive. Tra i glucomannani il più attivo risulta essere l’acemannano, di cui l’Aloe Arborescens è particolarmente ricca, che si ritiene agisca come immunostimolante: secondo alcuni studi pare che aumenti fino a 10 volte l’attività dei macrofagi, i nostri “spazzini” interni, incaricati di eliminare tossine e scorie del nostro metabolismo.

Gli antrachinoni sono una famiglia di sostanze, tra cui possiamo citare l’emodina, l’aloina, l’acido aloetico, dotate di elevata attività lassativa. Agli antrachinoni si deve peraltro il sapore amaro dell’aloe.

Tra i sali minerali contenuti nel succo di aloe ricordiamo cromo, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio, rame, selenio, sodio, zinco. Tra le vitamine presenti nel succo di Aloe troviamo A (beta-carotene), B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (niacina), B6 (piridossina), B9 (acido folico), B12 (cianocobalamina), C (acido ascorbico), E (tocoferolo).

Gli enzimi presenti nel succo di Aloe svolgono principalmente azione antinfiammatoria e favorente il processo digestivo: tra essi citiamo amilasi, bradichinasi (antinfiammatorio), carbossipeptidasi, catalasi (antiossidante), cellulasi (digestione della cellulosa e quindi delle fibre alimentari), creatinafosfochinasi, lipasi (digestione dei grassi), proteasi (digestione delle proteine), transaminasi.

L’Aloe contiene infine 9 amminoacidi essenziali, cioè che l’organismo umano non è in grado di produrre autonomamente: isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilalanina, treonina, triptofano, valina, istidina.

Fonti e bibliografia

  1. The use of aloe vera in cancer radiation: An updated comprehensive review. Farrugia, Burke, Haley, Bedi, Gandhi. Complement Ther Clin Pract. 2019 May;35:126-130.
  2. The Review on Properties of Aloe Vera in Healing of Cutaneous Wounds. Hashemi, Madani, Abediankenari. Biomed Res Int. 2015
  3. Aloe vera for treating acute and chronic wounds. Dat AD, Poon F, Pham KBT, et al. Cochrane Database of Systematic Reviews. 2012
  4. Aloe vera dermal wound gel is associated with a delay in wound healing. Schmidt JM, Greenspoon JS. Obstet Gynecol. 1991;78(1):115-117.
  5. Aloe Vera: A Short Review. Amar Surjushe, Resham Vasani, D G Saple. Indian J Dermatol. 2008; 53(4): 163–166.
  6. A Randomized Study of Chemotherapy Versus Biochemotherapy with Chemotherapy plus Aloe arborescens in Patients with Metastatic Cancer. P. Lissoni, F. Rovelli et al.
  7. Aloe, B.Brigo, Ed. Tecniche Nuove
  8. Aloe, La pianta che cura, L.M.Ledwon, Ed. Giunti Demetra

Come usare Aloe Vera per prurito intimo?

Applicare una sufficiente quantità di prodotto sull'apertura vaginale e sull'area esterna, 2 o 3 volte al giorno, dopo la normale detersione intima.

Come disinfiammare le parti intime?

L'igiene intima con bicarbonato è uno di quegli antichi rimedi delle nonne che funziona sempre: in caso di pruriti, bruciori, infiammazioni la soluzione composta da acqua e bicarbonato di sodio, quello comune da cucina, sembra essere in grado di risolvere la situazione.

Quali sono gli effetti collaterali dell'Aloe Vera?

Fra gli effetti collaterali più comuni causati dall'assunzione di aloe succo ritroviamo: crampi e dolori addominali e diarrea. Dosi elevate possono portare a squilibri elettrolitici e ipokaliemia, colon atonico, aggravamento della stipsi, melanosi del colon e dipendenza psicologica.

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Come usare l'Aloe Vera come antinfiammatorio?

Uso - Il gel d'aloe è ricco di sostanze mucillaginose antinfiammatorie che rinfrescano e favoriscono la guarigione delle lesioni. Inodore, insapore e trasparente può essere usato per trattare scottature e irritazioni della pelle. Massaggialo una o più volte al giorno sulla zona arrossata.