La polenta si puo mangiare con il diabete

Di mais o di grano saraceno, questo cibo “povero” tipico del Nord Italia sgrassa il sangue, tonifica il fegato e rigenera anche i muscoli; ma solo con gli abbinamenti giusti…

Nel nostro paese la polenta si prepara con la farina di mais oppure con quella di grano saraceno (di colore grigiastro), tipica della polenta taragna, un piatto classico della Valtellina. In genere la polenta viene considerata un cibo povero, che “riempie” ma non nutre e, anzi, in molti casi creerebbe un senso di peso. In realtà, tutto dipende da come la polenta viene abbinata: ragù, brasati, spezzatini, salsicce cotte nel burro la rendono di certo grassa e ipercalorica, mentre, se si abbina alle proteine di legumi, ricotta, miele e semi, la polenta diventa un piatto unico completo e nutriente, capace di sgrassare sangue e tessuti e di dare una mano all’intestino pigro.

Regola la glicemia

La farina per una polenta sana deve essere integrale, biologica, non Ogm e macinata a pietra da non più di 15 giorni: solo così conserva integro il “germe”, dove è racchiuso tutto il patrimonio vitaminico e minerale del mais. Inoltre la farina di mais non Ogm, ovvero non geneticamente modificato, è l’unica che racchiude il patrimonio proteico e vitaminico presente nella pianta originale. Le continue ibridazioni che il mais ha subito negli ultimi decenni l’hanno privato della vitamina B12 e di alcune proteine. La farina integrale di mais possiede una buona dose di fibra ed è un alimento a basso indice glicemico, che viene assimilato gradualmente senza alzare i livelli di zuccheri nel sangue.

Riattiva reni e circolazione

La polenta di grano saraceno è più proteica rispetto a quella di mais. Priva di glutine, è ricchissima di sali minerali (soprattutto magnesio e manganese), possiede una buona percentuale di vitamine del gruppo B e vitamina E (previene l’invecchiamento della pelle) e aminoacidi quali lisina e triptofano (di cui il mais è carente). È un alimento riscaldante, adatto soprattutto in casi di convalescenza. Il grano saraceno è anche un buon depurativo: favorisce l’eliminazione dei ristagni e grazie a un glicoside, la rutina, rinforza i vasi sanguigni rendendoli più elastici con beneficio di tutto il circolo.

Fonte: riza.it

Un articolo adatto ai diabetici che per ovvie ragioni devono stare attenti a ciò che mangiano. Tutte le correlazioni tra farina di mais e diabete che devi conoscere se sei diabetico.

La farina di mais è una farina derivata appunto dalla macinazione del mais che si presta a numerose preparazioni. La polenta gialla per esempio è un classico utilizzo di farina di mais di cui si fa ampio uso in Italia, specie nelle regioni del Nord. La stessa farina di mais viene utilizzata anche per alcuni tipi di pani e di dolci oltre che addirittura per la produzione di birra.
Possiamo avere una farina bramata ideale per piatti più portentosi e rustici grazie alla sua grana grossa; poi c'è la fioretto di farina per polente pasticciate e poi il fumetto di mais che consiste in una finissima farina ideale per ricette di pasticceria.
Con la farina di mais si fa anche la pasta come ingrediente da sostituire alla classica farina di grano ideale quindi per chi soffre di celiachia ed è quindi intollerante al glutine.
Vista la diffusione di questa farina e visto che nel nostro Paese i diabetici non sono per niente pochi, è normale cercare di capire quali siano le correlazioni tra farina di mais e diabete e chiedersi quindi se è possibile consumarla senza preoccuparsi troppo anche in caso di problemi con gli zuccheri nel sangue.


La verità è molto semplice: chi soffre di diabete deve consumare la farina di mais con moderazione, un po' come si farebbe nel caso di un piatto di pasta a base di grano duro.
Il problema risiede nell'amido contenuto nei cereali e quindi anche nel mais. In parole povere, gli amidi per essere assorbiti dal corpo vengono trasformati in glucosio ed immessi quindi nel sangue con conseguente aumento della glicemia: più amidi vengono digeriti, più sale la glicemia.

Per approfondire meglio l'argomento va detto che esistono tipologie di mais usate nell'industria alimentare che contengono meno dell'1% di amilosio, una molecola direttamente connessa all'efficacia degli amidi. Minore è la quantità di questa molecola, maggiori saranno gli effetti dell'amido nell'organismo. Meno amilosio vuol dire più glicemia nel sangue.
Ma esistono anche altre piante che producono mais con quantità tra 50% e 80% di amilosio con quindi minori conseguenze per chi soffre di diabete.

Per ridurre l'indice glicemico e non avere quindi particolari effetti indesiderati tra farina di mais e diabete, vanno usate farine con un'alta percentuale di amilosio. Se hai dei dubbi su quello che stai mangiando e soffri di diabete, controlla l'etichetta o chiedi senza paura al servizio clientela della farina di mais che stai utilizzando o al sottoprodotto che la utilizza di fornirti una risposta chiara e specifica a questa domanda. Alcuni produttori per esempio fanno correttamente uso della farina di mais per produrre pane appositamente studiato per i diabetici.

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Quanto zucchero ha la polenta?

Polenta, cotta.

Qual è la farina con il più basso indice glicemico?

Farine a basso indice glicemico: quali sono?.
farina di mandorle: IG 35;.
farina di orzo: IG 35;.
farina di quinoa: IG 40;.
farina di segale: IG 40;.
farina di kamut integrale: IG 45;.
farina di farro integrale: IG 45;.
farina di frumento integrale: IG 60 (per la farina bianca l'IG è pari a 85);.
farina semi-integrale: IG 65;.

Cosa mangiare a cena con il diabete?

Per la cena si può iniziare il pasto con una minestra in brodo o un minestrone di verdure, a seguire si può consumare una porzione di secondo piatto (carne o pesce o uova) con un contorno di verdura abbondante e una porzione di pane.

Quale alimento fa aumentare di più la glicemia ?*?

I carboidrati sono gli amidi, gli zuccheri e le fibre presenti in alimenti quali cereali, frutta, verdura, prodotti lattiero-caseari e dolci. Fanno aumentare la glicemia a livelli più elevati e più rapidamente rispetto alle altre sostanze nutritive presenti negli alimenti, ossia le proteine e i grassi.

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