Come capire l annata di un whisky

Per chi ama bere bene, concludere la giornata con un bicchiere di whisky è un piacere che definire speciale è dire poco. Questo distillato fantastico è anche un’ottima idea regalo. Non è un caso che, quando ci si chiede come sorprendere un amico, un parente o un collega di lavoro, si tenda spesso ad acquistare scotch whisky online.

Il problema in questi frangenti è che non si hanno sempre le informazioni giuste per riconoscere un buon whisky. Quali sono le indicazioni da seguire? Scopriamolo assieme nelle prossime righe di questo articolo.

Attenzione alle modalità di conservazione

Partiamo da un criterio importantissimo, ossia le modalità di conservazione della bottiglia. Capita molto spesso che il whisky venga conservato per lungo tempo in contesti non idonei. Tra i fattori che possono compromettere la qualità dei distillati rientra soprattutto l’esposizione alla luce diretta. Facciamo altresì presente che le bottiglie non dovrebbero essere sottoposte a troppi spostamenti.

Come dovrebbe essere l’odore

Nel momento in cui si parla di distillati, è impossibile non chiamare in causa il sentore olfattivo. Le sue peculiarità sono fondamentali quando si parla di come riconoscere un whisky perfetto. Un aspetto a cui fare attenzione riguarda il fatto che, nel momento in cui lo si avvicina alle narici, il distillato non deve avere un palese odore di alcol.

Il sapore perfetto

Parlare di sentore olfattivo del whisky è importante. Lo è altrettanto soffermarsi sul sapore. Come dovrebbe essere quello del distillato perfetto? Un punto sopra tutti è legato al fatto di non trovarsi, dopo aver finito di assaggiare, con il palato dominato da una sensazione di fastidiosa irritazione. Un segnale di un whisky non di ottima qualità è legato al fatto che, dopo averlo bevuto, si avverte una palese difficoltà nel riconoscere la varietà dei sapori.

Invecchiamento

Non c’è che dire: non mancano di certo i criteri che è bene mettere nero su bianco nel momento in cui si punta a scegliere un whisky di qualità da regalarsi o da regalare a qualcuno. Tra questi, rientra l’invecchiamento. In linea di massima, un whisky di livello non dovrebbe essere stato sottoposto a un processo di invecchiamento non inferiore ai 10 anni.

Per trovare le informazioni relative all’invecchiamento - processo che deve avvenire all’interno di botti di sherry e successivamente di bourbon - è necessario guardare l’etichetta. Quest’ultima è un’importantissima carta di identità del distillato e contiene anche altre preziose specifiche, come per esempio l’anno di produzione del whisky e la sua composizione.

Altri consigli

Proseguendo con i consigli per chi è alla ricerca di un whisky di qualità, un doveroso cenno deve essere dedicato alla presenza di additivi. Se il distillato li contiene - ciò vale soprattutto per quelli dolci - significa che il whisky è caratterizzato da un’eccessiva quantità di alcol.

Il prodotto di base conta tantissimo ai fini della qualità, ma anche il modo in cui viene trattato dopo l’acquisto ha il suo perché. Affinché il whisky risulti perfetto, è cruciale la temperatura alla quale viene servito. A quanto dovrebbe corrispondere? A un range compreso tra i 10° e i 18°C. In questo modo, è possibile apprezzare la ricchezza di spunti sensoriali.

Cosa dire invece della provenienza? Che, come in tanti altri casi, è opportuno andare oltre alle alternative più famose. Il whisky scozzese è ottimo, ma non bisogna dimenticare dell’esistenza di distillati di qualità eccellente provenienti da parti del mondo come il Giappone - agli esperti brilleranno sicuramente gli occhi a leggere la parola Yamazaki - gli Stati Uniti, l’Irlanda e il Canada.

Alcolici ed etichette: il caso Jack Daniel’s

Le etichette delle bevande alcoliche, ed in generale di qualsiasi prodotto destinato alla consumazione, ci forniscono numerose informazioni utili ed interessanti. Spesso, distrattamente, tendiamo ad ignorarle, commettendo un errore molto importante.

Le etichette degli alcolici, oltre alla marca e al nome del prodotto, devono riportare alcune note obbligatorie a causa della particolarità del prodotto. Tali indicazioni informano anche sulla possibilità di farne uno scorretto utilizzo.

Dalla birra al distillato sono riportate le contro indicazioni inerenti al consumo di alcolici da parte di donne gravide e di minorenni. Sulle etichette è anche possibile, e per alcuni versi obbligatorio, trovare informazioni riguardanti il processo di produzione utilizzato, i prodotti usati e gli eventuali anni di invecchiamento del prodotto o di uno di essi.

Invecchiamento e qualità

E’ proprio sull’età di invecchiamento che spesso non portiamo l’attenzione necessaria per potere “leggere” un’etichetta nella unica e sola maniera corretta.

Tralasciamo quei prodotti di infima qualità che tentano, con un grossolano copywriting, di truffare, anche se legalmente, i consumatori (tratteremo in futuro l’uso di alcuni aggettivi fuorvianti e ingannevoli).

Poniamo l’attenzione su ciò che è stampigliato sulle etichette degli alcolici classici per evitare di male intendere le informazioni riportate. L’equivoco più comune, e forse clamoroso, riguarda uno dei distillati più conosciuti nel mondo, il mitico Jack Daniel’s.

Jack Daniel’s: old & brand

Jack Daniel’s è il Tennessee whiskey per eccellenza, probabilmente il whiskey più commerciato in tutto il globo e più facilmente riconoscibile a vista d’occhio. Ciò è anche dovuto dalla particolare conformazione quadrata della bottiglia che lo rende un “pezzo unico”. Jack Daniel’s non ha bisogno di presentazioni e non è in questo caso che analizzeremo le proprie unicità.

Spostiamo l’attenzione sulla bottiglia e quindi sull’etichetta, forse il rettangolo nero più famoso della storia. Spiegheremo ora come, nonostante la buona fede dell’azienda, molti consumatori travisino la dicitura.

Sotto al nome del whiskey, Jack Daniel’s appunto, troviamo in bella vista un ellisse in cui, su tre righe differenti troviamo le scritte:

  • old
  • n°7
  • brand

A prima vista può apparire, ad un occhio sbadato, di trovarsi di fronte ad un whiskey invecchiato 7 anni, mettendo in correlazione le parole old (vecchio) con il numero 7: nulla di più sbagliato.

Informazioni corrette, percezioni errate

Le scritte forniscono informazioni in merito all’etichetta e non al contenuto. Il significato può essere tradotto come “Etichetta numero 7” oppure “Vecchia etichetta, numero 7”.  Il numero 7 non ha nulla a che fare con gli anni di invecchiamento.

Sul sito ufficiale del Jack Daniel’s troviamo una delle ipotesi in merito alla leggenda del numero 7: Una leggenda narra che si trattava del numero di spedizione ferroviaria su una botte.

Altre leggende riguardanti il numero 7 citano:

  • le 7 fidanzate del titolare originario del whiskey:
  • il modo di scrivere la lettera J simile ad un 7;
  • la fortuna che pare porterebbe il 7

Jack Daniel’s, sia chiaro, non fa circolare informazioni fuorvianti secondo il proprio prodotto principe. Certamente in rete è difficile reperire indicazioni in merito all’invecchiamento del Tennessee whisky più noto al mondo. Solo con molto fatica si scopre che il processo di imbottigliamento viene deciso dal Master Distiller che, a seguito di numerose analisi, decide l’avvenuto tempo di maturazione ottimale.

La conferma ufficiale

Troviamo conferma dalle parole di Dario Paesano, marketing manager di Campari, la celeberrima azienda italiana che distribuisce Jack Daniel’s in Italia:

“Jack Daniel’s non ha un invecchiamento fisso ma si parla infatti di maturità. Gli anni che lo vedono riposare all’interno del barile variano e la scelta di quando il Jack è maturo e pronto per l’imbottigliamento è affidato al Master Distiller.

Jack Daniels matura in un ambiente col clima molto variabile e questo fa sì che la sua maturità possa essere raggiunta con tempi diversi da botte a botte. Si può dire che la fase di maturazione dura mediamente 4-5 anni. “

Il resto, e quindi il susseguirsi di errate affermazioni prive di qualsiasi base, lo fanno i continui pseudo esperti che, come inciso nel titolo, non prestano la dovuta attenzione alle etichette.

Come risalire all'anno di imbottigliamento di un liquore?

La data di imbottigliamento non viene invece esplicitamente riportata, è sempre presente ma si trova nella dicitura del lotto di produzione, che non è universale ma fa parte delle procedure di qualità proprie di ogni stabilimento di imbottigliamento, e può essere quindi di difficile interpretazione per il consumatore.

Quanti anni si conserva il whisky in bottiglia?

Alcune persone sostengono che una volta aperte le bottiglie vanno consumante nel giro di un anno o due, altre ritengono che si possa arrivare a cinque, ma a patto che si rispettino alcune raccomandazioni: Limitare la luce.

Quanti anni può invecchiare un whisky?

Dove avviene l'invecchiamento del whisky L'invecchiamento del whisky, o meglio dello scotch whisky avviene in botti di legno. Secondo la normativa scozzese, questa fase non può durare meno di 3 anni.

Come riconoscere la qualità di un whisky?

Whisky: come riconoscere e gustarne uno buono Ciò detto, un buon whisky è caratterizzato da un'evoluzione, al naso e in bocca, che avviene in modo elegante ed equilibrato, anche nel caso di quelli con la personalità più gagliarda. L'alcol non deve mai essere prevalente.

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